Otto milioni per una notte. Diciotto concerti in tutta l’Isola, dai big come Mengoni, Fedez e Max Pezzali fino a J-Ax e Achille Lauro e altri. Un cartellone da fare invidia a Sanremo. La Sardegna si prepara al Capodanno come fosse l’Expo delle note: musica ovunque, budget moltiplicati, cachet quintuplicati. In pratica, mentre il resto d’Italia risparmia, qui si accende la macchina dei sogni. E dei conti.
La Regione ha staccato un assegno da 3,5 milioni. Gli altri li mettono i Comuni, che per una volta sembrano tutti d’accordo: Sassari ci mette 350mila euro di tasca propria, Oristano fa cifra tonda con 200mila tra luci e pista di ghiaccio, Alghero sfora i 390mila. E poi c’è Olbia, che non vuole fare da comparsa: per il concerto di fine anno (e un intero cartellone di eventi), il Comune ha messo sul piatto 530mila euro. Mezzo milione per chiudere l’anno in grande stile, con la benedizione del palco e degli artisti in scaletta. E pazienza se il costo al minuto rischia di superare il valore medio di una casa in periferia. L’assessore Cuccureddu è raggiante, gli artisti pure. C’è da crederci: si suona per un’ora e si porta a casa 250 mila euro. Fa oltre 4.000 euro al minuto. Praticamente un bonifico per ogni strofa.
Ma i veri fuochi d’artificio stanno altrove. Nella promozione, ad esempio: spot ovunque, slogan accattivanti, inviti martellanti ai turisti italiani. “Venite in Sardegna, qui è tutta un’altra musica”. E lo è davvero, ma soprattutto per il portafogli. Perché per raggiungere l’Isola nei giorni delle feste, un biglietto aereo può costare fino a 800 euro andata e ritorno. A quel prezzo, con un po’ di fortuna, si posso vedere i Coldplay in poltrona di velluto a Londra, David Gilmour sotto il palco a Berlino o Sting in prima fila a Parigi, con tanto di champagne incluso. Qui invece si arriva in piedi, stipati su un volo sfiancante, magari con scalo, solo per ascoltare due ore di musica e tornare indietro.
E anche per chi viaggia via nave, non è che vada meglio. I costi lievitano, gli imbarchi si moltiplicano, ma i benefici per l’economia locale restano un mistero. Perché sì, gli arrivi aumentano, ma servono davvero a generare ricchezza per il territorio o solo a ingrassare i bilanci delle compagnie aeree e di navigazione? Si parla di centinaia di migliaia di passeggeri, ma quanti restano? Quanti consumano? Quanti dormono in albergo e quanti, invece, ripartono il giorno dopo, magari dopo aver mangiato un panino preso da casa?
Intanto, altrove si predica prudenza. In molte città italiane si punta su eventi a basso costo, su artisti locali, su iniziative diffuse. Qui invece la parola d’ordine è solo una: spettacolo. Un Capodanno da mille e una notte, ma con la differenza che a pagare la magia non è il Sultano del Brunei ma al massimo di Baunei, per dire: i sardi.
Eppure una soluzione diversa si poteva trovare. Tre grandi eventi, uno al Sud, uno al Centro e uno al Nord Sardegna il 31 e il resto distribuito su più giorni, con artisti ben scelti e risorse meglio allocate. Invece si è scelta la pioggia dorata. Che abbaglia, sì, ma dura il tempo di una notte.
Nel frattempo, le vere priorità restano ferme. Le strade interne restano quelle di sempre, le spiagge ancora poco accessibili, i servizi turistici arrancano. E mentre sul palco scorrono i successi pop, fuori resta l’amaro retrogusto di un investimento che sembra fatto più per far parlare di sé che per costruire qualcosa che resti.
Alla fine, tra voli da nababbi e concerti da record, resta una domanda: questa grande festa serve davvero alla Sardegna o è l’ennesima occasione per distrarsi dai problemi reali? Tanti auguri, Sardegna. Ma che almeno il brindisi serva anche a svegliarsi.
































