ROMA. “Non vi imbarco. Siete in ritardo”. Con queste parole il pilota del volo Volotea rivolte ai genitori che protestavano, 26 ragazzi tra gli 8 e i 16 anni di Olbia e Tempio e tre adulti, sono rimasti al palo. Si è chiusa così quella che doveva essere una giornata di festa per i tennisti della squadra del Geovillage in escursione nella capitale per gli Internazionali di tennis. Davanti alla perentoria posizione del pilota non c’è stato nulla da fare. Il gruppo è stato costretto a partire questa mattina per Alghero e poi in autobus fino a Olbia.
“Un comportamento ingiustificabile – ha commentato il maestro Andrea Frasconi – che ha scontentato tutti, anche la stessa compagnia Volotea penalizzata dal fatto che fino alle 2:00 del mattino non riusciva a trovare un alloggio visto che oltre agli internazionali al Foro Italico si svolgeva anche la finale di Coppa Italia tra Inter e Juventus. Tutto per una decina minuti di ritardo di metà del gruppo”.
La fila per arrivare in aeroporto ieri era enorme. Il doppio evento sportivo ha letteralmente bloccato le vie di collegamento con l’aeroporto della città. Malgrado ciò metà dei ragazzi è riuscita ad arrivare in tempo e aveva già svolto le operazioni di imbarco. “Gli altri stanno entrando ora in aeroporto”, hanno detto ai controlli.
A nulla è valsa l’informazione degli operatori della sicurezza che hanno avvertito gli addetti al gate di tenere a terra l’aereo per qualche minuto. Il tempo di svolgere le normali operazioni. Niente. E per i bambini è cominciata la lunga attesa ingannata con una partitella di pallone (foto).
“Lui ha detto che doveva partire puntuale. E fine della fiera. Ma la cosa che ha reso ancora più assurda l’intera situazione è che a quel punto il pilota non ha accettato neanche la metà del gruppo che aveva già passato il check in. Allucinante. Eppure questo signore, che ha persino negato di parlare in italiano per non discutere con noi, salvo poi scoprire che è di Treviso, sa bene che quello era l’ultimo volo per la Sardegna. Lasciare a terra 26 bambini che erano lì è stato non solo disagevole per le famiglie ma anche umiliante per noi sardi”.