Sono passati 30 anni dal sequestro di Farouk Kassam, una storia che sconvolse l’Italia intera, raccontata passo dopo passo da quotidiani e telegiornali nazionali e internazionali.
Farouk, che all’epoca aveva sette anni, venne prelevato la sera del 15 gennaio del 1992 nella villa di famiglia in località Pantogia, a Porto Cervo, da un gruppo di malviventi guidati da Matteo Boe.
Il rapimento ebbe risalto internazionale, anche perché in un primo momento gli organi di stampa attribuirono erroneamente una parentela fra Fateh Kassam, padre del bimbo rapito e proprietario dell’hotel Luci di la Muntagna, e il principe Karim Aga Khan.
Farouk affrontò un sequestro durato cinque mesi, durante i quali venne tenuto nascosto in una grotta sulle montagne del Monte Albo, nei pressi di Lula. Una prigionia durissima, che vide il suo attimo più drammatico nella mutilazione dell’orecchio sinistro, inviato alla famiglia come prova della sua esistenza in vita.
Un altro momento topico del sequestro, che segnò probabilmente una svolta nelle trattative con i rapitori, fu l’azione della madre di Farouk, Marion Bleriot. La domenica di pasqua la donna decise di andare ad Orgosolo, in quel periodo paese simbolo del banditismo sardo, dove partecipò alla messa e dall’altare chiese alle madri presenti l’aiuto per la liberazione del figlio.
In Sardegna e in tutta Italia furono tantissime le manifestazioni di solidarietà per invocare la liberazione di Farouk, rappresentate anche dai lenzuoli e teli bianchi esposti fuori dalle case.
Farouk venne liberato nella tarda serata dell’11 luglio, con la notizia data in anteprima dal giornalista Pino Scaccia durante un’edizione straordinaria del tg1.
Quella notte la strada di accesso alla villa della famiglia Kassam venne invase da centinaia di persone, le campane delle chiese di molti paesi sardi suonarono a festa, mentre a Porto Cervo tutti gli yachts e le barche ormeggiate in porto suonarono le sirene per oltre mezz’ora, in segno di liberazione.
Un rapimento con molti lati oscuri e mai del tutto chiariti, dal pagamento del riscatto (oltre 5 miliardi di lire) al ruolo ambiguo di Graziano Mesina, secondo alcuni intermediario determinante per la liberazione del bambino.
Oggi Farouk Kassam ha 37 anni, vive tra Dubai e Roma ma torna molto spesso sull’isola, per curare interessi di lavoro ma anche per trovare alcuni dei suoi più cari amici.
La Sardegna è una terra con la quale continua ad avere un legame molto forte e sincero, nonostante la drammatica esperienza del sequestro.