Patrimonio culturale della Sardegna, tra i più rinomati festival del Paese e un grande appeal internazionale, Time in jazz è arrivato in terra di Sardegna con un prologo sul volo Meridiana Bologna-Olbia. Paolo Fresu ha stupito i passeggeri con un’esibizione presentata dalla hostess ai microfoni di servizio. “Avevo paura di infastidire la gente – ha commentato il musicista all’arrivo in aeroporto – ma poi mi è sembrato che la cosa sia piaciuta molto”.
E’ stato il principio dell’edizione 2015 del festival intitolato “Ali”. Paolo Fresu è arrivato allo scalo di Olbia Costa Smeralda, accolto dall’AD di Geasar Silvio Pippobello e dal direttore dell’Enac Marco Di Giugno per inaugurare il “Time in Jazz Bar”. Uno spazio circolare con un pianoforte al centro che potrà essere utilizzato “con gentilezza” come è scritto sull’avviso, da coloro che attendono l’imbarco. Dopo aver suonato una delicatissima “volare”, e non avrebbe potuto scegliere miglior pezzo da regalare ai turisti incuriositi dall’improvvisa apparizione, si è intrattenuto con i giornalisti. Noi gli abbiamo chiesto perché Olbia continua ad essere esclusa da circuito del festival che tocca decine di piazze vicine. Ecco cosa ci ha risposto.
Time in jazz arriva dal cielo all’area sterile dell’aeroporto ma la città di Olbia viene semplicemente attraversata. Il pubblico “straniero” che viene in Sardegna per il festival arriva qui ma poi si spalma tra Berchidda e le decine di Comuni del circuito. Perché la rassegna continua a non inserire la città nei centri che la ospitano?
“Noi ci abbiamo provato. Il mio sogno era portare Time in Jazz nella chiesa di San Simplicio, ce l’abbiamo fatta per qualche anno ma il rapporto con il Comune di Olbia non è mai stato mai un “buon rapporto”. Lo dico in modo sincero. Ad un certo punto abbiamo lasciato perdere perché ci piace collaborare con le amministrazioni che hanno piacere di spendersi in una cosa in cui credono come ci crediamo noi. Abbiamo sempre avuto l’impressione che Olbia prendesse l’adesione a Time in Jazz come un’imposizione ma noi facciamo questa rassegna per il piacere di farla e non vogliamo certo imporre nulla a nessuno. Detto questo, se domani Olbia vorrà esserci, a noi ovviamente piacerebbe molto e saremo pronti ad accettare l’invito.
Ma qual è il vero motivo: mancanza di soldi? Scarsa attenzione alla cultura? Città distratta?
“Non lo so. Ho paura che, effettivamente, Olbia sia una città un po’ distratta e quindi l’investimento sulla cultura può essere scambiato per una cosa effimera. Noi, invece, crediamo il contrario e i dati e i numeri di Berchidda lo dimostrano. L’investimento che si fa in tutto il territorio dà grandissimi risultati: parliamo di 1 milione e mezzo di euro di indotto. Per questo noi siamo convinti che dalla cultura si possa “mangiare” e possa essere un investimento straordinario. Quando c’è qualcuno che non ci crede, si può provare ad insistere per qualche anno ma quando ti rendi conto che il rapporto non funziona come vorresti, lasci perdere”
“Ali” sarà un grande festival?
“lo speriamo. Il programma è molto bello, interessante e ricco. Abbiamo sentore che verrà tanta gente. Dunque ci sono tutti i presupposti perché lo sia”
Per la cronaca, oltre le date del festival a Berchidda e nei Comuni galluresi (partenza l’8 agosto) si svolgerà anche quest’anno il prolungamento del calendario negli ultimi due giorni, il 17 e 18 agosto, la nona edizione di “Time in Sassari” con eventi a Sassari, Cheremule, Siligo, Sorso. “Time in Olbia”, invece, dovrà attendere sempre che si distragga un po’ meno. Vedi il programma completo >qui