Secondo l’on. Settimo Nizzi l’introduzione della legge che prevede ai lavoratori di ricevere in busta il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) creerebbe negli anni uno stravolgimento del sistema del calcolo contributivo vigente, creando in futuro delle ingiustizie sociali che potrebbero alterare tutto il sistema della previdenza sociale del nostro Paese. Secondo Nizzi, che inviato una interrogazione ai ministri del Lavoro e dell’Economia, verrebbero penalizzati son super tassazioni coloro che percepiranno una somma superiore ai 15 mila euro mentre le aziende subirebbero importanti problemi di liquidità.
Ecco il testo dell’interrogazione
La legge 23 dicembre 2014, n. 190, legge di stabilità 2015, all’art. 1 commi 24-34, di modifica dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 e successive modificazioni, introduce la possibilità per i lavoratori del settore privato (esclusi i lavoratori domestici e quelli del settore agricolo), che abbiano un rapporto di lavoro continuativo con lo stesso datore di lavoro da almeno sei mesi, di ricevere le quote maturate del proprio TFR direttamente in busta paga;
si tratta di un “trattamento integrativo della retribuzione”, denominato Tir, istituito in maniera sperimentale, a partire dal 1° marzo 2015 fino al 30 giugno 2018, e non reversibile, in quanto il lavoratore una volta fatta la sua scelta non potrà revocare il suo consenso fino alla fine del periodo previsto per la sperimentazione;
il Tir ha riguardo esclusivamente al TFR maturando e non anche a quello maturato negli anni precedenti, che resta accantonato. Inoltre, è assoggettato a tassazione ordinaria che, tuttavia, non viene calcolata ai fini della definizione del reddito valido per il bonus Irpef (80 euro in busta paga);
al fine di non gravare sulla liquidità delle aziende, che spesso utilizzano il Tfr dei dipendenti come autofinanziamento, la legge di stabilità prevede per le aziende con meno di 50 dipendenti la possibilità di accedere ad un finanziamento assistito da garanzia presso un istituto di credito. Tale previsione dovrà essere definita da un accordo quadro tra il Governo e l’Abi, che risulta tuttora in preparazione;
il Tfr in busta paga sarà liquidato a partire dal mese successivo a quello della richiesta nelle aziende con più di 50 dipendenti e tre mesi dopo in quelle con meno di 50 dipendenti;
secondo la Fondazione Studi dei consulenti del lavoro la scelta del Governo di prevedere una tassazione ordinaria delle quote del TFR in busta paga anziché quella separata sarà conveniente solo per i lavoratori con un reddito fino a 15.000 euro, mentre subiranno un aggravio fiscale quelli al di sopra di questa soglia;
secondo la succitata Fondazione, fino a 15.000 euro di reddito l’aliquota con la quale verrebbe tassato il Tfr in busta paga rispetto a quello che si ottiene alla fine del rapporto di lavoro sarebbe la stessa al 23%, mentre dopo questa soglia l’imposizione arriverebbe ad una soglia del 38%, con un aggravio di tasse di circa 300 euro annue.
Entro la fine di gennaio, stando al dettato della legge, il Governo avrebbe dovuto varare un decreto (Dpcm) per definire le modalità di adesione da parte dei lavoratori, nonché i criteri di funzionamento del Fondo di garanzia di ultima istanza dello Stato presso l’Inps e il modello per la richiesta dell’attivazione della prestazione, che risulta ancora in fase di preparazione;
Di conoscere lo stato di attuazione del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri e di sapere per quali ragioni ancora il Governo, nonostante il periodo di sperimentazione sia già iniziato il 1° marzo scorso, non abbia ancora ottemperato a questo dovere;
Se non ritiene che questo ritardo possa inficiare il periodo della sperimentazione, specialmente in merito all’accesso ai finanziamenti bancari che, senza un accordo con l’Abi, rischiano di destabilizzare la fragile economia delle imprese, in special modo di quelle al di sotto dei cinquanta dipendenti;
Quali ragioni hanno persuaso il Governo a prevedere la tassazione ordinaria sulle quote di Tfr, rendendo questa agevolazione in busta paga troppo onerosa dal punto di vista contributivo per i lavoratori al di sopra dei 15 mila euro di reddito annui, e se non ritiene di dover intervenire con una manovra correttiva, al fine di rendere più equanime il ricorso al Tfr in busta paga per tutti i lavoratori;
Se non ritiene che escludendo dal calcolo contributivo previdenziale e assistenziale le quote di Tfr in busta paga si possa creare negli anni uno stravolgimento del sistema del calcolo contributivo vigente, creando in futuro delle ingiustizie sociali che potrebbero alterare tutto il sistema della previdenza sociale del nostro Paese;