Ore 9:45. Si è conclusa poco fa la fase operativa che ha portato all’arresto di un cittadino pakistano prelevato dal negozio Mondo Bazar di via Acquedotto a Olbia. L’operazione partita dalle indagini della D.I.G.O.S. di Sassari che ha permesso di sgominare il network fondamentalista, ha fatto emergere una cellula “olbiese” vicina ad Al Qaeda. Nel corso della operazione di intelligence sono emerse intercettazioni dalle quali risulta che due membri dell’organizzazione hanno fatto parte della rete di fiancheggiatori che in Pakistan proteggevano lo sceicco Osama Bin Laden.
L’operazione della Polizia di Stato di Sassari coordinata dalla Procura Distrettuale di Cagliari ha permesso di arrestare numerose persone appartenenti ad un’organizzazione dedita ad attività criminali transazionali, che si ispirava ad Al Qaeda e alle altre formazioni di matrice radicale sposando la lotta armata contro l’Occidente e il progetto di insurrezione contro l’attuale governo in Pakistan.
La strategia degli atti terroristici compiuti era quella di intimidire la popolazione locale e di costringere il governo pakistano a rinunciare al contrasto alle milizie talebane e al sostegno delle forze militari americane in Afghanistan.
Gli investigatori del Servizio Centrale Antiterrorismo della Polizia di Prevenzione con la D.I.G.O.S. di Sassari hanno riscontrato che alcuni degli arrestati sono responsabili di numerosi e sanguinari atti di terrorismo e sabotaggio in Pakistan compresa la strage nel mercato cittadino Meena Bazar in Peshawaril il 28 ottobre del 2009, dove un’esplosione uccise più di cento persone.
ORE 10:02. L’attività investigativa della Polizia di Stato ha permesso di riscontrare che l’organizzazione criminale aveva a disposizione armi in abbondanza e numerosi fedeli che erano disposti a compiere atti di terrorismo in Pakistan ed Afghanistan, per poi rientrare in Italia.
L’attività investigativa della D.I.G.O.S. coordinata dal Servizio Centrale Antiterrorismo (S.C.A.) della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, ha riscontrato come il ruolo principale era svolto da un dirigente del movimento pietistico TablighEddawa (Società della Propaganda), il quale, forte della sua autorità religiosa di Imam, e formatore coranico, operante tra Brescia e Bergamo, stimolava la raccolta di fondi, presso le comunità pakistano- afghane, radicate nel territorio italiano.
I fondi venivano inviati in Pakistan mediante membri dell’organizzazione che aggiravano i sistemi di controllo sull’esportazione doganale di denaro. In un caso è stato riscontrato il trasferimento di 55.268 euro mediante un volo per Islamabad in partenza da Roma Fiumicino, omettendo di farne dichiarazione di possesso alle autorità doganali. Più di frequente però era utilizzato il sistema cosiddetto “hawala”. Si tratta di un meccanismo di trasferimento valutario e occulto, basato sul legame fiduciario diffuso nelle comunità islamiche europee. Tale sistema consente di trasferire una somma di denaro all’estero consegnandola ad un terminale presente nello Stato estero, detto “hawaladar”, che fornisce un codice identificativo segreto. I beneficiari della rimessa, tramite tale codice, possono prelevare la somma