“Dormivo. All’improvviso, ho sentito un boato fortissimo e intorno a me tutto ha iniziato a tremare”. È quanto racconta ancora sotto shock Paolo Molinas, 39 anni, manager olbiese, del terremoto che ha colpito Zagabria questa mattina all’alba.
La scossa di magnitudo 5.4, registrata alle 5:24, ha provocato danni soprattutto nelle vie del centro storico. Per il bilancio occorrerà attendere.
Paolo vive e lavora nella capitale della Croazia da cinque anni. “È successo tutto in un attimo. Mi sono sentito in trappola. Il soffitto tremava e tutto cadeva sul pavimento. Sentivo il rumore di tegole frantumarsi in strada”.
Molinas racconta di essere riuscito ad afferrare soltanto le chiavi della macchina e una felpa e poi di corsa giù per le scale: “Temevo mi crollassero addosso. Fuori non c’era ancora nessuno e per giunta cominciava a fioccare. Ho raggiunto la mia macchina e mi sono chiuso dentro”.
La cronaca racconta di un centro storico in parte devastato: palazzi gravemente danneggiati, auto distrutte dalla pioggia di macerie e strade coperte di calcinacci. La guglia della cattedrale, simbolo della città croata, è caduta sul tetto della sede arcivescovile. “Dopo circa mezz’ora, pensavo fosse tutto finito e sono risalito a casa. E lì è arrivata la seconda scossa. È stato terribile”.
Un terremoto – il più forte degli ultimi 140 anni – che arriva nel pieno dell’emergenza coronavirus. “Quando l’Italia ha cominciato a chiudere le frontiere ho deciso di non rientrare a Olbia per non mettere a rischio la mia famiglia. Ora anche qua abbiamo l’obbligo di stare a casa. Si può uscire solo per fare la spesa o per andare in farmacia. I mezzi pubblici sono bloccati. Chi va a lavorare deve andarci a piedi o in taxi. Inoltre, qui il Governo ha bloccato da subito l’accesso alle isole.
Dopo il terremoto – conclude Paolo – lo slogan ‘Stay home, stay safe’ (Stai a casa, stai al sicuro) non è più valido. La paura che nuove scosse possano ripetersi è un aspetto con il quale, purtroppo, siamo costretti a convivere”.