A meno di un improbabile ravvedimento dell’ultima ora a Olbia si pagherà la tassa di Soggiorno. Subito e senza indugi. Questo, perlomeno, sembra l’orientamento dell’amministrazione comunale. Il rinvio del voto del Consiglio a mercoledì prossimo potrà permettere al massimo piccoli aggiustamenti e la limatura di qualche dettaglio ma la strada verso l’applicazione dell’imposta è già segnata. L’equazione è drammaticamente semplice. Per via di uno dei tanti paradossi del nostro Paese, il Comune di Olbia è talmente virtuoso e ricco di risorse che lo Stato, al pari dei gabellieri medievali, esige una cosa come 14 milioni di euro che indirizza ai Comuni poveri. Si chiama “fondo di solidarietà”. Dunque, come ha spiegato dati alla mano l’assessore del Bilancio Ninni Chessa, mentre città come Cagliari e Sassari ricevono milioni di euro per sistemare i loro bilanci, Olbia viene munta fino all’osso. Morale: o si tassa il turista (2,5 euro di media al giorno a testa) o si applica la Tasi. Delle due l’una. Alternative, almeno così sostiene la maggioranza, non ce ne sono.
Gli albergatori si sentono traditi. Il loro NO alla tassa di soggiorno è risuonato tutto il tempo del lungo dibattito dell’assemblea pubblica di ieri. Ad ogni intervento hanno riservato applausi per chi si è schierato con loro e “fischi” per i contrari. Dall’inizio alla fine della discussione, proprietari e direttori di alberghi hanno cercato di far valere le loro ragioni che si possono sintetizzare nell’equazione: tassa di soggiorno a Olbia = niente turisti in città che, a loro dire, sceglieranno altre destinazioni vicine dove non si paga.
I responsabili di una trentina di strutture che fanno parte dell’Associazione Albergatori di Olbia, su circa 50 del territorio Comunale, hanno lasciato l’aula al grido “Siete ridicoli” quando la maggioranza del Consiglio non ha accettato l’inversione del punto all’ordine del giorno per poi rientrare nello spazio riservato al pubblico. Almeno un paio di volte è dovuta intervenire la Polizia Locale per invitarli alla calma. In questo clima è andata avanti la discussione.
OPPOSIZIONE. Sul piano politico la minoranza ha bocciato senza riserve l’iniziativa portata avanti dalla Giunta con l’evidente eccezione dell’assessore del Turismo Marco Vargiu schierato apertamente contro la “sua” amministrazione. “La tassa di soggiorno serve per tappare un buco di bilancio – hanno sostenuto dai banchi dell’opposizione-. La maggioranza è debole, non sa governare e usa il tappeto rosso per ministri e assessori regionali capaci di sole promesse ma che lasciano la città in balia di una crisi devastante e senza vie d’uscita”.
MAGGIORANZA. “Se non si applica l’imposta non solo non si miglioreranno i servizi per il turismo ma non si potranno mantenere neanche le attuali risorse – sostiene il proponente, assessore Ninni Chessa sostenuto da quasi tutto il blocco che governa la città -. Chi amministra è obbligato a fare delle scelte e davanti alle uniche due possibilità: tra una tassa per tutti e una tassa per i turisti, scegliamo la seconda”.
NIENTE TASI. La tassa per la popolazione, però, non la vuole nessuno. Non la vuole la maggioranza e non la vuole l’opposizione. Ad Olbia il balzello non si paga e nessun amministratore si sognerebbe di introdurla. E dunque ecco la chiave di volta di tutto il motivo del contendere: se non si vuole tassare i cittadini che si tassino i turisti. Pochi euro per gli ospiti della città di Olbia per evitare nuove martellate sulla fragilissima economia delle famiglie olbiesi. Il resto sono fogli di calcolo con numeri incolonnati che raccontano un costante prelievo di soldi da parte dello Stato dalle casse della comunità che comporta un progressivo impoverimento del Comune.
Ora cominceranno le consultazioni. Da oggi fino a mercoledì il sindaco Giovannelli e l’assessore Chessa incontreranno gli operatori turistici e i portatori di interesse per provare a rendere più digeribile la pillola amara della tassa di Soggiorno. “Andava fatto decisamente prima – commenta Fabio Fiori agguerrito presidente dell’Associazione Albergatori di Olbia – o almeno a fine stagione. Introdurre una tassa a luglio con i contratti chiusi e le prenotazioni già fatte sarà devastate. Nessuno vorrà pagarla e ci ritroveremo da una parte a tentare di mediare una situazione ingestibile con gli ospiti dei nostri alberghi e dall’altra l’amministrazione comunale si ritroverà con pochi spiccioli rispetto a quanto prevede. Il tutto si tradurrà in vero flop con un danno di immagine incalcolabile”. In fondo all’articolo la protesta degli albergatori dopo un primo NO dell’aula all’inversione del punto all’ordine del giorno.
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