Il gruppo di FI in Consiglio comunale ha inviato al sindaco di Olbia Gianni Giovannelli una nota con la quale chiede formalmente che il Comune di Olbia deliberi la richiesta di stato di calamità naturale visto il perdurare della siccità. Il gruppo di minoranza sostiene che altri comuni anno già avviato le procedure che consentirebbero agli agricoltori e agli allevatori di beneficiare delle assicurazioni private e degli aiuti previsti dalla Comunità Europea.
Ecco la nota integrale
Gentilissimo Sindaco, il perdurare delle condizioni siccitose da ormai più di 5 mesi, ha creato e continuerà a creare, notevoli disagi per gli agricoltori ed allevatori zootecnici della nostra Città.
Hanno risentito maggiormente della siccità le colture a pieno campo come gli erbai autunno vernini, e di conseguenza la futura produzione di fieno di qualità e granaglie in genere.
Anche i pascoli naturali, risentono del perdurare della siccità. A questo si aggiunge, il fatto che le riserve idriche gestite dai consorzi, sono ormai al minimo storico di capienza, fatto questo che causerà non pochi disagi alle future colture irrigue.
Gli allevatori sono stati costretti all’utilizzo delle proprie scorte aziendali che sono andate esaurite prima del tempo, e all’acquisto presso terzi di mangimi e foraggi, incidendo notevolmente sugli ormai risicati bilanci aziendali.
Si chiede che la Giunta Comunale deliberi in merito alla richiesta di stato di calamità naturale, informando la Regione della drammatica situazione venutasi a creare in tutto il territorio comunale, per la mancanza d’acqua.
Si chiede che copia del provvedimento, venga inviato all’Argea, l’ente regionale che si occupa di agricoltura. L’eventuale dichiarazione di evento eccezionale, accompagnata dal riconoscimento dell’adeguata copertura delle assicurazioni stipulate da parte delle aziende, permetterebbe di ottenere la compensazione di una parte del prodotto perso, grazie al fondo di solidarietà nazionale, l’esonero parziale del pagamento dei contributi previdenziali, assistenziali e fiscali per gli imprenditori e loro dipendenti.
Un dramma quello della carenza idrica che interessa anche le centinaia di case agricole disseminate nel territorio e che utilizzavano l’acqua della diga come unica fonte di approvvigionamento.