Serafino Spiggia, nato ad Orgosolo nel 1924, secondo di undici figli, è morto il 21 gennaio 2010 a Olbia dove si era stabilito sin dai primi anni Sessanta. Ha lasciato segni importanti come maestro, scrittore, poeta, apicoltore, studioso delle tradizioni popolari e attore. Nel filmato in fondo all’articolo potrete riascoltarlo mentre interpreta una delle sue poesie. Le sue sorelle ricordano quanto era forte, sin da bambino, l’amore di Serafino per la lettura e la scrittura: “A scuola era molto bravo e il suo maestro insisteva con i nostri genitori affinché continuasse gli studi ma le sue braccia servivano in campagna”.
Anche facendo il pastore, Serafino continua a leggere e ad approfondire le sue tante curiosità. Tornato dal servizio militare riprende gli studi e, in tre anni, prende il diploma magistrale a Nuoro. Inizia quindi la sua attività di maestro elementare e la porta avanti in vari centri dell’isola sino alla fine degli anni Settanta. A quel punto Spiggia, che si divide tra la sua casa di Olbia e quella di Pittulongu, può dedicarsi alla letteratura e alle tradizioni popolari consolidando i rapporti con i più brillanti intellettuali della Sardegna. Cultore della lingua e delle antichità sarde affianca il compianto Dionigi Panedda nelle sue ricerche. Un altro suo grande amico, sin dagli anni barbaricini, è Bachisio Bandinu che oggi definisce Serafino “un uomo mite e probo con una saggezza antica, frutto della sua esperienza”. Bandinu e Spiggia per molti anni organizzano manifestazioni culturali insieme a Gianfranco Trudda, Mario Cervo, Renato Lai, Attilia Medda e Lorenzo Mariano, tutti amici e cofondatori dell’associazione “S’Abboju”.
Mario Bua, fondatore e coordinatore del Circolo Amistade, ricorda così il presidente onorario Spiggia: ” Un pastore-filosofo con un carisma eccezionale. Indimenticabile un’escursione in gruppo organizzata con lui e con Mario Cervo alla scoperta degli stazzi galluresi. A un certo punto, l’attenzione di tutti fu calamitata da Serafino che, utilizzando dei rami di olivastro, aveva costruito un fuso per filare la lana. Ci spiegò che i pastori, finita la mungitura, facevano anche questo. Oltre ad aver studiato e letto moltissimo, aveva un vissuto che faceva la differenza rispetto ad altri intellettuali”. Instancabile e curioso, aveva intrapreso con entusiasmo l’esperienza di attore cinematografico.
La prima volta fu nel film di Piero Livi “Sos laribiancos – I dimenticati”, la seconda, nell’importante ruolo del nonno Cicerone Malune, splendida figura di méntore, in “Sonetàula” di Salvatore Mereu. La partecipazione di Spiggia, elogiata dalla critica nazionale ed internazionale, ha un curioso retroscena. Il regista dorgalese, deluso per l’ennesima ricerca a vuoto del personaggio a cui affidare la parte del nonno di Sonetàula, rientrava a Dorgali da Nuoro. Un uomo anziano in abiti di velluto e barba bianca, fa l’autostop; Salvatore Mereu lo vede, si ferma, lo prende a bordo e resta folgorato. Ecco il nonno di Sonetàula, da lui tanto cercato: Serafino Spiggia, che, quella sera, aveva perso l’autobus diretto ad Olbia. I suoi familiari ci hanno gentilmente concesso l’utilizzo delle foto, pubblicate a corredo di questo articolo, scattate durante la lavorazione del film.
Spiggia amava sperimentare e si divertiva come un ragazzino quando veniva coinvolto in situazioni e ambienti particolari. “Era anche un finissimo dicitore delle poesie di Montanaru – racconta il regista Fabrizio Derosas – le recitava per gli amici nella sua casa di Pittulongu, luogo che amava moltissimo; le sue passeggiate al mare sono state per lui una fonte continua di ispirazione poetica. Spesso partecipava a degli spettacoli messi in scena in spazi alternativi come accadde nel 2003, su un autobus dove Serafino salì intrattenendo i passeggeri con ricordi e aneddoti. Anche le osservazioni più minimaliste, raccontate da lui, assumevano un tono epico”. Tra i lavori più significativi di Spiggia c’è la traduzione in nuorese del romanzo “Elias Portolu” di Grazia Deledda. Negli anni si dedica anche alla composizione di romanzi e novelle.
Da segnalare “La casa dell’acqua”, “Il gallo dorato”, “La cantoniera del diavolo”, “La fata dal telaio d’oro”, “Pittulongu tra realtà e fantasia”. Nel 1977 Serafino Spiggia, insieme ad alcuni amici, aveva dato vita ad una delle prime associazione apistiche della Sardegna. Ne divenne presidente e nel frattempo ricoprì il ruolo di consigliere nazionale nella F.A.I. (Federazione Apicoltori Italiani). A questa sua grande passione ha dedicato il saggio “Le api nella tradizione popolare della Sardegna”. Anche da maestro ormai a riposo, era rimasto molto legato al mondo della scuola. Nel 2007, partendo dal suo libro “Su telarzu de oro” i bambini della scuola dell’infanzia di Santa Maria hanno scoperto le tradizioni, i costumi e gli antichi mestieri della Sardegna. Lo stesso Spiggia, nel 60º anniversario della Costituzione, aveva partecipato, nel ruolo del vecchio saggio, al cortometraggio “La scommessa”, realizzato da un gruppo di studenti del Liceo Classico di Olbia. (Foto in fondo all’articolo e nel video l’interpretazione di Serafino Spiggia di una sua poesia “E cade nevischio”).
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