OLBIA. Tra le bandiere votive che ogni anno si concentrano in basilica per la festa di San Simplicio ce n’è una la cui effige della Vergine è stata dipinta a mano da un grande pittore olbiese: Gesuino Rassu. L’artista la dipinse su commissione per la famiglia Cherchi che l’anno prima, nel 1980, durante la festa di San Simplicio perse la figlia Marina di 19 anni. Fu investita quando ormai era arrivata a casa. La tragedia gettò la città di Olbia nello sconforto.
Marina Cherchi la conoscevano tutti in città. Era una bellissima ragazza, solare, estroversa e simpatica. Il dramma che spezzò la sua breve vita si consumò la sera del 17 maggio del 1980 durante le celebrazioni del patrono di Olbia. Il fratello Roberto lasciò la festa poco dopo di lei. Lui decise di rientrare a casa in motorino Marina scelse di rientrare a piedi con un’amica. Roberto le incontrò all’inizio di viale Aldo Moro. Si fermò con l’intenzione di caricarle in moto prima una e poi l’altra ma non vollero.
“Vai tranquillo – mi disse – noi rientriamo a piedi. Fu l’ultima volta che la vidi viva. Se avesse accettato il passaggio sarebbe ancora qui”. È un rammarico che lo accompagna da quel giorno. Il destino, invece, aveva un altro piano.
Quando Roberto rincasò nell’appartamento familiare di viale Aldo Moro alta andò a in bagno per darsi una sciacquata. Il padre Tonino aveva comprato le pizze e la mamma Clementina chiese della sorella: “Marina sta venendo. L’ho vista qui vicino. Apparecchia che sta per arrivare”.
Non aveva neanche finito di completare la frase che dalla strada arrivò un boato sordo. Un’auto si era schiantata proprio sotto casa. “Ricordo perfettamente ogni secondo di quei momenti – racconta Roberto Cherchi -. E non posso dimenticare che mia madre nel preciso istante in cui sentì quel colpo violento disse: Questa è Marina“.
Tre parole che gelarono il sangue. In un attimo i tre si precipitarono in strada. “Purtroppo mamma aveva ragione. Marina fu investita da un’auto e non si risvegliò più anche se il suo cuore smise di battere il giorno dopo nell’ospedale di Sassari”.
La città rimase sconvolta per la scomparsa della 19enne Marina Cherchi. La sua morte violenta trasformò la festa in lutto e colpì profondamente la generazione degli anni “60. Il resto della storia è legata alla bandiera di famiglia dipinta a mano dal pittore Gesuino Rassu grande amico del padre di Marina, Tonino Cherchi. Da allora la bandiera votiva accompagna in silenzio la processione del santo.
La famiglia Cherchi l’affida di anno in anno agli amici di Marina. “É il nostro modo di perpetrare la sua memoria – aggiunge Roberto -. E così mia sorella non ha mai perso una processione. Cammina di fianco a San Simplicio e questo ci fa stare un pò meglio durante i giorni in cui la città in festa onora la memoria del santo”.