E’ il 1914. Ci sono almeno 50 imbarcazioni in assetto di guerra nella baia di Poltu Casu a Capo Ceraso intorno alla nave officina Vulcano, ex panfilo di casa Savoia preparato con cannoni e attrezzature di supporto alle cacciatorpediniere. E’ la vigilia della prima guerra mondiale. Il Mediterraneo è strategico nello scacchiere internazionale europeo. Migliaia di uomini, la maggior parte ha poco più di vent’anni, si esercitano nelle azioni di tiro al bersaglio per l’imminente battaglia planetaria. Le sorti delle nazioni sono legate alla preparazione degli eserciti.
E’ in queste spiagge che a distanza di un secolo riemergono dalle fitte selve di ginepri, i segni di un passaggio durato oltre cinque anni. Un groppo di giovani soldati, presumibilmente originario di Genova, prossimo a difendere il paese nel mare di casa, lascia un segno su una stele di cemento fresco.
Hanno al massino 25 anni, fanno parte dell’equipaggio di leva obbligatoria 1891/1892 della Vulcano e sono certamente presenti nella acque del golfo di Olbia nel 1914. Si chiamano: Sarti, Cambiaso, Calcagnio, Cassinasco, Vincensone, Pompilio, Labate, Olivieri, Profumo, Pozzo, Gallo, Caretto, Leone, Cassano, Perozzino, Botaro, Defortis, Vassallo, Delfino e Mauro.
Simplicio Usai, appassionato di storia olbiese, dipendente dell’ufficio toponomastica del Comune di Olbia, ci accompagna sul posto per filmare la riscoperta delle tracce lasciate circa 100 anni fa da giovani marinai che hanno conosciuto la costa sarda pressoché disabitata. La bellezza del posto nel 1914 la possiamo solo immaginare. In questo paradiso approdò anche anche il re Vittorio Emanuele III per assistere ai giochi di guerra. (Il videodocumentario è in fondo all’articolo)
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