Cesena 7 gennaio 2024, prima gara di ritorno tra la squadra di casa e l’Olbia. Siamo al triplice fischio finale dell’arbitro Antonio Di Reda di Molfetta. La partita è stata combattuta fino alla fine e, come spesso accade, tra le opposte panchine vola qualche parola fuori luogo ma tutto sotto controllo, sono cose che capitano soprattutto alla fine di un incontro giocato senza esclusione di colpi con otto ammoniti.
Il risultato finale vede il Cesena vincitore della partita. In precedenza, durante un’azione d’attacco dei padroni di casa, il portiere ospite Filippo Rinaldi para a terra un lancio lungo verso l’accorrente Cristian Shpendi che entra in scivolata nel tentativo di rubare il pallone all’estremo olbiese. L’impatto è forte, l’attaccante bianconero picchia con la testa sul ginocchio di Rinaldi senza alcuna intenzione da parte di quest’ultimo di colpire l’avversario.
Un normale incidente di gioco. Lo stesso portiere olbiese chiama i soccorsi dalla panchina che accorrono e prestano le cure al giovane Shpendi. L’arbitro, dimostratosi molto severo nella conduzione della gara, non ritiene l’azione fallosa e non estrae nessun cartellino. L’attaccante romagnolo dopo le cure mediche rientra in campo e solo a cinque minuti dalla fine del tempo regolamentare viene richiamato in panchina dall’allenatore.
La gara si chiude con il risultato di 1 a 0 per i padroni di casa e dalla tribuna si vede un tifoso con una folta chioma di capelli che di corsa si dirige verso il portiere Rinaldi e cerca di colpirlo con dei pugni. Solo il tempestivo placcaggio da parte di Riccardo Chiarello – calciatore cesenate – impedisce all’aggressore di malmenare il giovane portiere (21 anni) dell’Olbia.
A quel punto intervengono gli steward che bloccano l’invasore e lo accompagnano verso la tribuna opposta. Solo dopo qualche minuto si scopre che l’aggressore altro non è che il padre del calciatore Cristian Shpendi coinvolto nell’incidente di gioco appena descritto.
Inutile sottolineare lo sgomento e l’incredulità da parte degli addetti ai lavori. L’Olbia da parte sua attende il comunicato del Cesena che condanna quanto accaduto con le seguenti parole: “Il Cesena FC con riferimento all’episodio verificatosi ieri, domenica 7 gennaio in occasione della partita Cesena – Olbia, stigmatizza con fermezza il comportamento del familiare del proprio tesserato, condannando e dissociandosi da qualsiasi forma di violenza e ogni condotta antisportiva che nulla hanno a che vedere con i principi di lealtà e fair play che da sempre contraddistinguono il club.
Sono altresì già state poste in essere – si legge ancora nel comunicato – in collaborazione con le autorità competenti, anche mediante consultazione del sistema di videosorveglianza dello Stadio, tutte le attività necessarie alla ricostruzione dell’accaduto e all’identificazione del soggetto resosi protagonista dell’episodio verificatosi al termine della gara, allo scopo di consentire l’adozione dei provvedimenti previsti dalla Legge.
La società continuerà a promuovere con convinzione i valori positivi del calcio e a compiere ogni sforzo per garantire la sicurezza di tutti i propri tifosi ed addetti ai lavori, affinché possano assistere con serenità agli eventi sportivi di cui Cesena Fc è protagonista”.
Serafico il commento dell’Olbia Calcio che tutela il proprio tesserato e dichiara quanto segue: “L’Olbia Calcio condanna fermamente l’episodio accaduto alla fine della partita Cesena Olbia di ieri pomeriggio ai danni del nostro tesserato Filippo Rinaldi. Tali avvenimenti non possono essere tollerati a maggior ragione se si perpetrano sul luogo di lavoro e in alcun modo giustificati.
La Società esprime pubblicamente la propria vicinanza a Filippo e si augura che il fatto possa rientrare in una circostanza isolata e che si possa continuare senza indugio a lavorare per far sì che la sicurezza negli stadi non sia mai più la notizia del giorno”.
Il padre dello sfortunato calciatore cesenate senza mezzi termini e con molta naturalezza davanti ai microfoni delle tv nazionali dichiara che dopo aver visto il figlio colpito dal portiere ospite ha atteso la fine per regolare i conti su quanto accaduto in campo. Gli sportivi, gli addetti ai lavori e gli stessi atleti si interrogano come un momento di sport possa trasformarsi in un atto di vendetta.