OLBIA. La drammatica situazione in cui versa il Pronto Soccorso del Giovanni Paolo II è emersa questo pomeriggio in tutta la sua gravità. A quanto è trapelato il reparto OBI (Osservazione Breve Intensiva) è stato chiuso perché in questo momento ospita una decina di persone che ha contratto il Covid e tutti si troverebbero ricoverati in condizioni gravi. Almeno uno di questi sarebbe in una situazione critica.
La cosa assurda è che, come tutti sanno, l’ospedale pubblico per le emergenze di Olbia, non è classificato per l’accoglienza di pazienti positivi e per questo motivo non dovrebbe ospitare nessuno che risulti positivo al virus. Ma se sono ancora lì, addirittura ricoverati nei letti del Pronto Soccorso, significa una cosa sola: che gli ospedali accreditati per l’accoglienza dei pazienti con il virus non li prendono.
Non si sa se i nosocomi di Sassari e Nuoro, solo per citare i più vicini, non hanno letti disponibili o per quali altri motivi la trafila seguita durante la pandemia si è improvvisamente interrotta. Fatto sta che la nuova ondata di Covid a Olbia ha praticamente dimezzato lo spazio vitale del Pronto Soccorso visto che l’area di Osservazione Breve Intensiva è stata trasformata in una specie di avamposto in prima linea contro il virus.
La situazione del reparto di emergenza, già esplosiva di per sé durante la stagione estiva per la conclamata mancanza di medici e infermieri, diventa ora drammatica. Tanto più che alle ambulanze del 118 è giunta la disposizione di trasportare al Giovanni Paolo II soltanto le emergenze in codice rosso. Per il resto non c’è spazio fisico e manca il personale visto che una parte è stato ovviamente destinato a seguire i pazienti con il virus. E, per giunta, se i soccorritori del 118 dovessero trasportare persone positive si devono rivolgere direttamente agli ospedali indicati: Sassari e Nuoro prima di tutto.
Adesso il Giovanni Paolo II si trova oltre l’emergenza stessa e non si può certo attendere che la questione venga risolta dalla divina provvidenza. I pazienti ricoverati nell’OBI affetti da Covid, infatti, rappresentano una specie di bomba sanitaria poichè i pochi medici rimasti in servizio e il resto del personale sono a forte rischio di contagio.
Già oggi un’infermiera sarebbe risultata positiva al tampone e per questo motivo si trova in isolamento a casa sua. Una forza in meno in trincea. Ma è facile prevedere che la situazione possa peggiorare di ora in ora. Chi rischia di più, però, sono gli stessi pazienti colpiti dal virus che vengono trattati in emergenza da un ospedale che non è stato attrezzato contro il virus e per questo non dispone degli adeguati protocolli.