L’on. Mauro Pili ha presentato un interrogazione rivolta al presidente Renzi e ai ministri Galletti e Delrio sull’intera vicenda del progetto Mancini, dai finanziamenti fantasma alla confusa situazione degli espropri. Il deputato di Unidos sarà domani a Olbia per la conferenza aperta al pubblico indetta dal partito all’hotel President allo scopo di informare i cittadini sui potenziali “danni che sembrano, al momento, talmente consistenti da essere non quantificabili, in considerazione della concatenazione dei contraccolpi economici, sociali ed ambientali che l’esecuzione e la messa in funzione delle opere genererà”.
Ecco il testo dell’interrogazione rivolta al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il consiglio comunale il 22 maggio 2015 ha approvato il quadro delle opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia;
in quella occasione non furono definite le aree da sottoporre a vincolo preordinato all’esproprio di tutte le superfici interessate dalle opere infrastrutturali con le relative fasce di rispetto nonostante le sollecitazioni del capogruppo di Unidos in consiglio comunale, dottor Tonino Pizzadili;
il progetto prevedeva ettari 41,2 (metri quadrati 412.000) di espropri per la realizzazione delle vasche di laminazione;
nessun dato fu fornito circa gli espropri necessari per l’ampliamento dei canali;
nei giorni scorsi è stato pubblicato il progetto definitivo (si veda il sito del comune di Olbia) con allegato l’elenco delle ditte e la planimetria catastale delle aree da espropriare;
per ogni mappale è indicata la superficie oggetto di esproprio;
risultano ancora privi di consistenza l’entità e la qualità dei beni immobili oggetto di espropriazione, le superfici complessive e le caratteristiche dei beni immobiliari e cioè le superfici dei terreni agricoli, delle aree edificabili, delle aree edificate oltre alle pertinenze dei fabbricati;
questi dati sono essenziali per poter procedere alla stima delle indennità e alla determinazione della risorsa finanziarie che deve disporre il comune per procedere alla realizzazione delle opere;
l’elaborazione dei dati forniti dal comune ha consentito di accertare che la superficie complessiva degli espropri è di ettari 126,24 (metri quadrati 1.262.400) suddivisa come segue:
per le vasche di laminazione ettari 94,36 (metri quadrati 943.600) e non ettari 41,2;
per l’ampliamento dei canali ettari 31,88 (metri quadrati 318.800);
il Movimento Unidos Olbia e il capogruppo in consiglio comunale hanno ribadito la totale inadeguatezza del progetto suddetto denominato Mancini/Tilocca:
il progetto prevede opere di regimazione idraulica prevalentemente nella parte urbana di Olbia;
non sono state approfondite soluzioni alternative;
sono opere particolarmente significative, per l’impatto che avranno sul tessuto urbano;
l’insieme di opere, così come previste in detto progetto, appare come del tutto slegato dal contesto urbano nel quale andrà a ricadere;
l’esecuzione di dette opere modificherà, sostanzialmente, l’assetto urbano della città, con inevitabili grosse compromissioni del tessuto urbanistico attuale;
la soluzione adottata potrebbe rivelarsi anche idonea sul piano idraulico, ma devastante su quello urbanistico, con peggioramento della qualità della vita nella città e con la creazione di imponenti danni patrimoniali ai privati ed alla stessa municipalità;
detti danni sembrano, al momento, talmente consistenti da essere non quantificabili, in considerazione della concatenazione dei contraccolpi economici, sociali ed ambientali che l’esecuzione e la messa in funzione delle opere genererà;
sono da evidenziare anche i danni che potrebbero causare le vasche di laminazione e le modalità di utilizzo, gestione e funzionamento;
l’ampliamento dei canali comporta l’esproprio parziale di terreni agricoli, aree edificabili, aree edificate (immobile costituito dal corpo di fabbrica, cortile, giardino, parcheggi ed eventuali altre pertinenze) e conseguentemente determina un significativo deprezzamento del valore dell’immobile residuo;
la perdita di valore è dovuta a numerosi nuovi fattori: la perdita di parte dell’immobile, la presenza talvolta nell’uscio di casa dell’acqua del canale, la condizione in molti casi di rientrare nelle distanze previste nel regio decreto n. 523 del 25 luglio 1904 e per i canali di bonifica e quindi la parziale o totale inedificabilità e/o la impossibilità di utilizzare volumi residui o norme che consentono in condizioni normali l’ampliamento dei fabbricato, la presenza di servitù per l’accesso alla pulizia e manutenzione dei nuovi canali;
ulteriori sorprese, infatti, saranno evidenti al momento che si andrà a definire compiutamente il piano particellare espropri. L’articolo 33 del testo unico sull’espropriazione per pubblica utilità, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001 prevede che «Nel caso di esproprio parziale di un bene unitario, il valore della parte espropriata è determinato tenendo conto della relativa diminuzione del valore»; vale cioè il principio del valore complementare e quindi l’indennità è pari alla differenza fra il valore venale del bene ante esproprio e il valore del bene post operam;
altri oneri finanziari saranno necessari per le indennità di occupazione temporanea di aree non soggette ad esproprio (articolo 49) e le indennità per l’imposizione di servitù (articolo 44);
a questo si aggiunge che il Governo nazionale sta riservando alla città di Olbia l’ennesimo danno, considerato che nonostante gli annunci sugli stanziamenti post-alluvioni, i fondi per Olbia non ci sono;
non esistono i 120 milioni di euro annunciati, solo 16 ad Olbia che prende il 20 per cento rispetto a situazioni molto meno gravi di cui alla delibera Cipe;
ad Olbia non vanno 81 milioni come pomposamente annunciato, ma appena 16;
la delibera del Cipe 32/2015 che approva le opere richiamate mette nero su bianco le sole risorse esistenti, per complessivi 654 milioni di euro;
la tabella analitica di riparto dimostra come Olbia non abbia avuto nessuno stanziamento da 81 milioni di euro e, anzi, sia stata quella a prendere meno in assoluto, nonostante abbia subito i danni maggiori, anche in termini di vite umane, e con un evento risalente ormai a quasi tre anni fa;
a realtà come Venezia, Pescara, Cesenatico è, invece, stato assegnato il 100 per cento delle risorse necessarie;
a Milano hanno assegnato il 91 per cento delle richieste, 84 per cento a Genova, il 73 per cento a Firenze. In termini assoluti i dati sono emblematici;
Venezia ha chiesto 61,8 milioni e gli sono stati concessi tutti e subito;
Pescara ha presentato progetti per 54,8 milioni e ha ricevuto tutto;
Cesenatico ha chiesto 18,5 milioni e ha avuto uno stanziamento analogo;
Milano ha chiesto 122 e ha ottenuto 112 milioni;
Firenze ha chiesto 73 milioni e ha ottenuto 55 milioni;
per Padova-Vicenza le richieste ammontavano a 93 milioni con uno stanziamento di 42,3 milioni di euro;
per Olbia 81 milioni sono stati chiesti, solo 16 sono stati concessi;
per Cagliari ne sono stati chiesti 30, concessi zero;
si tratta di quella che appare all’interrogante l’ennesima promessa inconsistente di questo Governo che annuncia risorse senza averle e per giunta su un progetto che risulta del tutto indefinito rispetto all’impatto idrogeologico, ambientale, urbanistico economico e sociale;
un atto di una gravità inaudita se si pensa alle vite umane che hanno pagato con la morte il disastro del 18 novembre 2013;
si tratta di danni mai pagati e ora c’è anche l’affronto istituzionale di stanziamenti annunciati ma inesistenti;
tutto questo è inaccettabile, perché offende le vittime di quella tragedia e tutte le comunità locali –:
se non ritengano di dover rivalutare, per quanto di competenza, con la dovuta attenzione il progetto proposto, anche in relazione all’impatto ambientale, urbanistico ed economico sulla città di Olbia;
se non ritengano, per quanto di competenza, di dover individuare, d’intesa con il comune di Olbia, soluzioni diverse che intercettino a monte le problematiche idrogeologiche senza scaricarle dentro l’area urbana con tutte le conseguenze sia sul piano idrogeologico che urbanistico;
se non ritengano necessario proporre criteri oggetti e puntuali per il riparto delle risorse, a partire dalla piena e totale contabilizzazione degli oneri di esproprio dei vari interventi.