“Li sentivo spesso litigare e distinguevo le loro voci a distanza. I rapporti tra i due non erano buoni”. Lo ha riferito oggi davanti ai giudici della Corte d’Assise di Sassari una testimone della pubblica accusa vicina di casa dell’imputato Davide Iannelli accusato di aver ucciso il suo rivale Tony Cozzolino dopo avergli dato fuoco all’esterno della palazzina di via Petta, dove entrambi vivevano, la mattina dell’11 marzo del 2022. La teste ha anche anche raccontato in aula come il clima nel condominio fosse tutt’altro che sereno.
A deporre questa mattina anche altri tre testimoni di parte civile rappresentata dagli avvocati Giampaolo Murrighile e Antonio Fois.
Sul banco dei testimoni d’accusa sono saliti la sorella e i due figli della vittima. Questi ultimi, rispondendo alle domande degli avvocati, hanno confermato come le discussioni tra il padre e l’imputato, presente in aula, fossero diventate nel tempo “sempre più frequenti. In più occasioni Iannelli lo ha anche minacciato di morte: ti ammazzo, ti ammazzo, ti brucio vivo”. Parole che poi, secondo gli avvocati di parte civile, si sono rivelate drammaticamente profetiche.
Intanto, sempre in mattinata, la Corte ha rigettato la richiesta della diesa degli avvocati Abele e Cristina Cherchi, di sottoporre l’imputato a perizia psichiatrica al fine di accertare la sua incapacità di partecipare coscientemente al processo. I giudici, al contrario, sulla base delle testimonianze rese dell’impuntato nell’evoluzione delle udienza, hanno ritenuto Iannelli perfettamente capace di affrontare il processo.
Nella prossima udienza dovrebbe essere ascoltata anche la compagna di Cozzolino che attualmente vive in Polonia. Il Tribunale, infatti, ha autorizzato la testimonianza in teleconferenza.