
Presenti 27, votanti 21, favorevoli 18, contrari 3, astenuti 6. Il Consiglio approva il Bilancio senza alcun emendamento dell’opposizione, in grandissima parte assente. Liscio come l’olio. Ma siccome questa creativa maggioranza sempre più autolesionista non riesce a stare in pace, le due anime del PD trovano sempre qualcosa su cui litigare. Stavolta, a dire il vero, l’elemento del contendere è tutt’altro che lana caprina. In ballo c’è praticamente l’anima del progetto Mancini, l’impalcatura centrale, la promessa giurata che per realizzare l’opera completa di mitigazione del rischio idrogeologico non sarebbe stata abbattuta una sola costruzione. Lo aveva detto lo stesso professore, il sindaco Giovannelli e anche l’assessore dell’Urbanistica Careddu.
L’altro ieri, invece, il dirigente tecnico responsabile del procedimento, Costantino Azzena, pubblica sull’albo pretorio del Comune la lista dei mappali con tanto di nomi e cognomi dei proprietari sui quali si abbatterà lo scudo degli espropri. Apriti cielo.
L’allarme arriva in Consiglio e irrompe a Poltu Quadu come una valanga. Giorgio Spano si straccia la camicia, minaccia di rovesciare gli scranni e di dimettersi su due piedi. Chiama a se il fido Midulla, anche se tecnicamente siede in minoranza, e gli fa sollevare la questione pubblicamente. A quel punto come abbiamo documentato nel servizio precedente, Careddu è costretto a smentire l’ipotesi di demolizione ma le sue argomentazioni appaiono deboli e prive di dati tanto che a Spano la cosa non sta bene comunque. Lui vuole che l’elenco venga ritirato e vuole che sia un atto rapido e senza tentennamenti.
Quelle coordinate sui mappali, che significano case, carage, cantine, recinzioni, ripostigli a bordo dei canali, devono scomparire. “Lo abbiamo promesso ai cittadini che nulla sarebbe stato demolito. Quell’elenco è un insulto – impreca Spano – che mette a rischio tutta la nostra credibilità di amministratori”. Se l’equazione fosse davvero “mappale uguale esproprio” non si può che dare ragione a Spano che, a quanto pare, come presidente della Commissione Urbanistica è stato ancora una volta scavalcato, ma a sentire Careddu le cose non stanno così.
E’ chiaro, peró, che il vice sindaco dovrà fare al più presto un intervento diretto altrimenti la maggioranza rischia di saltare e con essa la speranza di portare a termine la consigliatura. Tutti, anche quelle stesse pietre in odore di demolizione, sanno che niente doveva essere modificato alle proprietà lungo i canali e i corsi d’acqua. Lo hanno detto tutti, compreso Giorgio Spano, che nulla sarebbe stato toccato. E se la querelle è serissima è proprio perché Spano la sua materia la conosce benissimo come conosce perfettamente la portata di quella “Variante al programma di fabbricazione e contestuale avviso del vincolo all’esproprio”.
Solo Tonino Pizzadili (Unidos), in Consiglio, aveva detto che sarebbe stato impossibile non demolire le costruzioni a bordo canali e che qualsiasi nuovo elemento avrebbe dovuto fare i conti con la mannaia della legge dei 10 metri dal corso d’acqua. Aveva persino fatto ricorso ai disegni su via Galvani per dimostrare che in realtà il progetto Mancini avrebbe toccato, eccome, i manufatti lungo i bordi.
E allora cosa è successo? E’ venuto al pettine un nodo che incarna una colossale bugia o si tratta di un grossolano errore? Eppure i precedenti atti del dirigente Azzena hanno sempre brillato per precisione anche in situazioni molto delicate come demolizioni di abusi e azioni a salvaguardia della salute pubblica in autotutela. Difficile pensare che il dirigente abbia capito fischi per fiaschi. Le centinaia di persone le cui proprietà insistono sui mappali elencati dal dirigente (che pubblichiamo in fondo) attendono di capire meglio cosa sta per succedere e soprattutto chi ne dovrà rispondere.