
“Abbiamo il dovere di difendere i più deboli”, ha detto il presidente del Consiglio comunale di Olbia Vanni Sanna in apertura della seduta pubblica in relazione alla mozione presentata contro i tagli previsti sulla Legge Finanziaria 2015 della Regione Sarda al Fondo per la non autosufficienza. Il Comune gallurese vedrebbe di colpo cancellati almeno 245 progetti con una ricaduta economica di circa 435 mila euro in meno rispetto allo scorso anno. La proposta, inserita nell’ordine del giorno del Consiglio, arriva dal Comitato di famiglie per l’applicazione della legge 162, composto da 50 associazione in tutta la Sardegna. Il documento, approvato all’unanimità dall’aula, impegna il sindaco e la Giunta di Olbia a farsi parte attiva verso la Giunta Regionale per reintegrare in Bilancio i tagli previsti.
Ecco il testo della mozione
PREMESSO che in questi giorni si sta discutendo, presso la Regione Sardegna, il disegno di legge Finanziaria 2015 che prevede finanziamenti nel settore sociale;
CONSIDERATO che, i capitoli di bilancio che interessano le politiche a sostegno delle persone con disabilità e più in generale le politiche sociali, hanno subito un taglio consistente che riassumiamo secondo la seguente tabella
CONSIDERATO che conseguentemente a questa decisione, i tagli ai finanziamenti dei piani personalizzati per il Comune di Olbia ammonteranno prevedibilmente (solo per i progetti della Legge 162) a Euro 435.661 con una perdita possibile di 245 progetti per altrettanti cittadini di Olbia disabili gravi a cui vanno a sommarsi i tagli per le persone a più alta gravita del “Ritornare a Casa” i cui progetti si prevede vengano tagliati addirittura del 37,5%;
CONSIDERATO inoltre che sul territorio di Olbia verrebbero a mancare un budget di lavoro intorno alle 45.500 ore con il conseguente licenziamento di circa 50 lavoratori part-time (educatori, assistenti alla persona ecc).
CONSIDERATO che le persone che potrebbero avere finanziamento tagliato nei casi più gravi sono a
rischio di istituzionalizzazione, ovvero le famiglie con nulla o meno ore di assistenza potrebbero rivolgersi alle strutture residenziali che costano alle casse pubbliche da 4 a 10 volte rispetto ad un progetto personalizzato ai sensi della 162/98 o del “Ritornare a Casa” (che come è noto sono incompatibili con qualsiasi forma di residenzialità);
RILEVATO che l’attuazione della legge 162/98 e del “Ritornare a Casa” in Sardegna è un’esperienza positiva ed innovativa, perchè prevede la coprogettazione di piani personalizzati di sostegno tra persone con disabilità e loro famiglie e le istituzioni, prevede la possibilità della scelta degli operatori professionali da parte dei diretti interessati; che la stessa esperienza sarda è ormai diventata una buona pratica di eccellenza nazionale e internazionale, come dimostrano gli studi e le recenti pubblicazioni (Il “modello sardo” è stato indicato tra le Buone Prassi (sono state scelte solo 5 in tutta Italia) nel Rapporto di monitoraggio del Piano d’Azione Nazionale per l’Inclusione Sociale 2003-2005 a cura del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, e come Buona pratica di “welfare plurale sociale” è stato oggetto di ricerca da parte dell’Osservatorio Nazionale Ministeriale sulla famiglia, che ha pubblicato il libro, editrice F. Angeli, BP Buone pratiche e servizi innovativi per la famiglia; ancora è stata oggetto di seminari e ricerche all’Università degli Studi di Milano, Facoltà di Scienze Politiche; considerata buona prassi a Berlino nel giugno 2007, alla 15° Conferenza Europea dei Servizi Sociali organizzata da dall’European Social Network in cooperazione con l’UE; è stata oggetto di menzione dall’Agenzia del Governo italiano per le Onlus che ha pubblicato un approfondito studio nella propria rivista “Aretè” classificandola come prassi di eccellenza (n.2/2009).
CONSIDERATO che per quanto sopra descritto, consapevoli dei traguardi ottenuti grazie anche ai finanziamenti stanziati sino ad oggi, il Comune di Olbia ha contribuito realmente a garantire una migliore qualità della vita alle persone con disabilità e loro famiglie, e dato risposte adeguate a misura delle persone con disabilità, specie a quelle in situazione di gravità, con il sostegno dato in continuità a percorsi di vita di vera inclusione sociale, compresi quelli per la “vita indipendente”, attivando un processo di sussidiarietà che rendono i finanziamenti erogati non mera assistenza ma una vero e proprio investimento in quanto vengono rese disponibili risorse umane ed economiche aggiuntive da parte delle famiglie;
CONSIDERATO che il taglio crea un grave danno anche per il Comune, l’istituzione più vicina al cittadino che deve dare adeguate risposte alle esigenze legittime della propria comunità e in particolare delle persone più deboli, e verso i quali le famiglie non potranno che richiedere assistenza supplettiva creando profonda instabilità a livello locale nella rete dei servizi alla persona e nel sistema di sicurezza sociale; Considerato anche che la Regione non ha ancora saldato al Comune di Olbia i contributi relativi al 2014, creando un ulteriore disagio;
RILEVATO infine che le fasce degli importi di finanziamento per i singoli progetti sono bloccati dal 2005, mentre nel frattempo c’è stato l’aumento dei costi orari del personale (tabelle INPS e contratti collettivi di lavoro) che hanno di fatto già eroso la quantità dei servizi a disposizione di ogni singola persona con disabilità grave
impegna la Giunta Comunale
a farsi parte attiva verso la Giunta Regionale per reintegrare in Bilancio, prima dell’approvazione del Consiglio Regionale, le somme tagliate nel Disegno di legge 170/P in favore delle intere politiche sociali del nostro comune e in particolare per le centinaia di cittadini cagliaritani disabili gravi a rischio sostegno e assistenza.
Olbia, 12 febbraio 2015