Era deceduto dopo nove giorni di agonia. Una morte atroce e dolorosa quella del non ancora cinquantenne Tony Cozzolino, dato alle fiamme dal suo vicino di casa lo scorso 11 marzo. L’aggressore, Davide Iannelli, 48 anni, aveva confessato lo stesso giorno. Tra i due, che abitavano in via Petta, non era mai corso buon sangue.
A otto mesi dalla terribile vicenda, concluse le indagini preliminari, la Procura si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per Davide Iannelli. Secondo il castello accusatorio, l’omicidio era stato premeditato. Un’aggravante che quintuplicherebbe la pena nella contestazione del reato.
Secondo gli avvocati della famiglia Cozzolino, Giampaolo Murrighile e Antonio Fois, diversi erano stati gli appostamenti da parte di Iannelli nelle ore antecedenti al fatto. Dettagli che la difesa ritiene determinanti per dichiarare non credibile la versione dell’imputato il quale afferma di essersi difeso da una presunta violenza da parte del suo vicino di casa.
Dagli agghiaccianti filmati delle telecamere di sorveglianza risulta che la vittima, appena uscita di casa come ogni mattina, fosse stata cosparsa di benzina. Avrebbe poi inciampato sul marciapiede e, a quel punto, non avrebbe avuto scampo. Iannelli si sarebbe avvicinato e gli avrebbe dato fuoco. La sua felpa rossa si sarebbe incendiata in un attimo. La vittima, una volta rialzatasi, sarebbe stata inseguita ancora.
“Dopo averlo trucidato e reso orfana una piccola di pochi anni e devastato un’intera famiglia, neppure è accettabile che si tenti di infangare la sua memoria” dichiara l’avvocato Murrighile.
Il difensore di Davide Iannelli, Abele Cherchi, per ora ha preferito non rilasciare dichiarazioni. Se dovessero permanere gli stessi capi di imputazione, Iannelli non potrebbe accedere ai riti alternativi. Per lui si paventa il processo ordinario con il massimo della pena applicabile e, dunque, senza sconti.