ARZACHENA. Una vita con molte inquietudini e tormenti interiori quella di Michele Fresi, il giovane arzachenese 27enne, che questa notte in un raptus di follia ha ammazzato il padre a colpi di bastone alla testa.
Una conclusione tragica di una serata nella quale Giovanni Fresi è dovuto precipitarsi nel cuore della notte in un noto locale del paese dove il figlio, probabilmente per l’assunzione di sostanze stupefacenti e alcol, stava importunando pesantemente gli avventori.
Una situazione manifestatasi più volte, che il padre pensava di poter gestire come in altre occasioni aveva fatto, calmando il figlio e portandolo a miti consigli. Di lì a poco, invece, la tragedia nei pressi dell’abitazione di famiglia, nel centro di Arzachena.
Dopo aver ammazzato il padre, Michele è tornato nel locale, dove ha ferito una donna e due carabinieri che tentavano di bloccarlo. I gestori dell’attività commerciale, resisi conto del pericolo, hanno chiuso immediatamente le porte di accesso, in attesa dell’arrivo di altre forze dell’ordine.
Michele Fresi fin da piccolo aveva manifestato problemi comportamentali. Era infatti seguito in età scolare da un team di psicologi che coadiuvavano gli insegnanti nel gestire e rapportarsi con un ragazzo estremamente difficile. Problematiche che a volte degeneravano in episodi di violenza nei confronti dei compagni e degli stessi insegnanti.
Inquietudini dovute forse all’assenza della figura materna. Il ragazzo infatti viveva con il padre e crescendo aveva sviluppato un interesse per la palestra e la cura del fisico, associata tuttavia a cattive frequentazioni nel giro della droga e a episodi di rabbia a volte incontrollabili.
Un malessere espresso anche sulla sua pagina facebook, dove il ragazzo tempo fa scrisse: “ qualunque cosa la gente mi dica, io non credo a nulla e penso alla mia vita. Io sto cercando una via d’uscita dalla mia vita”.
Malessere di cui era ovviamente a conoscenza il padre, che in tutti i modi ha cercato di indirizzare il figlio verso una vita più tranquilla, sacrificando anche il proprio lavoro e la propria vita personale per la serenità del figlio.
Le persone più care descrivono Giovanni come una persona gentile, cordiale, con grande nobiltà d’animo ma con la tristezza che albergava nei suoi occhi. Chi lo conosceva bene sapeva il perché ma non poteva immaginare un epilogo così funesto, che fa piombare nel dolore tutta la comunità di Arzachena e della Gallura.