Un anno fa scompariva Rosa Bechere e da allora non si sa più niente di lei e non si ha nessuna certezza su dove sia né se sia viva o, come ritiene la Procura di Tempio Pausania, se sia stata uccisa dagli unici due indagati: Maria Giovanna Meloni e Giorgio Beccu, anche se la coppia si è sempre professata del tutto estranea alla vicenda e innocente.
Riavvolgendo il nastro di una storia con mille domande e zero risposte, occorre sottolineare che è di ieri la notizia secondo cui, nelle motivazioni del Tribunale di Sassari si asserisce, in maniera categorica, a favore degli indagati la insussistenza di esigenze cautelari a loro carico. Meloni e Beccu, difesi dall’avvocato Giampaolo Murrighile, erano liberi e restano liberi.
A prescindere dalla linea temporale lunga 365 giorni, segnata da interrogatori, perlustrazioni per mare e per terra, e persino nella campagna della chiesa di San Vittore, esami del Ris nell’appartamento di Rosa Bechere nella irrequieta palazzina popolare di via Petta, nella casa degli indagati di via Aretino e di Su Canale, nell’auto e nel chiattino di Beccu, passando per le richieste di arresti rigettate, c’è da farsi una domanda grande come una casa:
“Perché Rosa Bechere è stata lasciata sola?”
L’11 marzo il suo uomo, Davide Iannelli, diede fuoco a Tony Cozzolino che morirà nove giorni dopo. A poche ore dall’aggressione Davide si presentò al vicequestore del Commissariato di Olbia, Fabio Scanu, ammettendo le sue responsabilità.
Rosa, da quel momento, rimase sola. Da marzo a fine novembre, quando scomparve, si trincerò nel suo appartamento. Una volta al mese, qualcuno di cui si fidava l’accompagnava in carcere a trovare il suo compagno. Ma Rosa aveva paura di restare sola in quell’appartamento. Lo diceva continuamente. Lo diceva a Davide.
“Perché Rosa non è stata protetta?”
Il compagno si trovava in carcere accusato di aver ucciso barbaramente il suo vicino di casa. Eppure Rosa è stata colpevolmente lasciata sola. L’ambiente di quella palazzina era ormai corroso da un odio incommensurabile. Le stessa coppia di amici di Rosa e Davide, coloro che poi si trasformeranno negli unici indagati per la sua scomparsa, Maria Giovanna Meloni e Giorgio Beccu, abitavano all’ultimo piano e scelsero di andare via non appena trovarono la casa vicina al mare di via Redipuglia. Se ne andarono perché nella palazzina si litigava continuamente.
Una situazione insostenibile per chiunque. Immaginiamo cosa deve aver vissuto Rosa che continuava a stare nella sua abitazione al primo piano dopo che il compagno aveva ucciso, dandogli fuoco, il capo famiglia del piano di sopra. Chi avrebbe resistito in quell’ambiente?
Tutti sapevano che sarebbe bastata una banale scintilla a far precipitare le cose eppure nessuno ha pensato a lei. Sola, con problemi fisici e poi anche mentali, e con il compagno in carcere che la chiamava continuamente quando il regolamento carcerario glielo consentiva.
I due si amavano. Non era affatto una coppia unita dalla disperazione o chissà da quale interesse. Davide era le gambe di Rosa, il porto sicuro in cui trovare riparo. Rosa ha dovuto fare i conti con la solitudine e i suoi pensieri, con il solo aiuto degli assistenti sociali e di Maria Giovanna Meloni. Fu lei ad avvertire gli assistenti del Comune che Rosa non rispondeva più né al telefono e neanche al portone di casa.
Ma come? Che frequenza aveva la presenza degli assistenti sociali nella casa di Rosa se sono stati addirittura informati dell’assenza della loro assistita da Maria Giovanna? Quando andavano a casa sua, una volta alla settimana? Una volta ogni due settimane? Non lo sappiamo. Di certo sono stati proprio gli assistenti sociali a sporgere denuncia formale presso i Carabinieri di Olbia della scomparsa di Rosa. Ma dopo che erano stati informati da Maria Giovanna Meloni.
Per questo non c’è alcuna certezza sulla data esatta della scomparsa di Rosa. Da quel momento la signora Bechere è diventata un fantasma. Eppure lo stesso Iannelli dal carcere aveva chiesto aiuto a chi aveva vicino. Davide aveva chiesto protezione per la sua compagna. Lo aveva fatto anche formalmente attraverso i suoi avvocati Abele e Cristina Cherchi. Ma invano.
Rosa restò sola. E sola è scomparsa. Forse la Procura ha ragione: Rosa è stata uccisa e il suo corpo distrutto o nascosto. In ogni caso, alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il nostro pensiero va rivolto anche a Rosa Bechere. Sicuramente vittima predestinata sopravvissuta come moglie di un uomo accusato di omicidio e scomparsa perché lasciata sola. Pensiamo anche a lei.