★VIDEO★ SAN PANTALEO. Trentacinque anni dopo, il dolore è ancora vivo. Lo si percepisce nell’aria intorno al cippo della memoria di Milmeggiu, dove persero la vita tredici persone nell’incendio più disastroso che abbia mai colpito il Paese. Lo si percepisce nelle parole di Umberto D’Amato, che il 28 agosto 1989 perse il figlio di due anni e la moglie incinta.
Fu una strage che tutti definiscono una tragedia. Fu una strage deliberata in cui la mano pluriassassina è rimasta anonima. La Giustizia non ha mai individuato il colpevole e nessuno, in 35 anni, si è mai fatto avanti per confessare un delitto così vile.
“Per lui non ci può essere perdono” – dice Gianni Mannucci, che all’epoca dirigeva i servizi antincendio della Costa Smeralda. Arrivò per primo sul posto dopo il rogo e vide il corpo carbonizzato della moglie -. Monsignor Meloni invita a perdonare, ma io non me la sento. Non lo posso perdonare”.
All’evento hanno partecipato anche il sindaco di Olbia, nato a San Pantaleo, Settimo Nizzi, e alcuni esponenti della Giunta e del consiglio comunale. Presente anche il consigliere regionale di maggioranza Roberto Li Gioi. Di seguito il servizio ⬇️