OLBIA. L’hanno dapprima accerchiata, poi l’hanno immobilizzata e picchiata, e infine derubata del suo telefono cellulare. L’aggressione da parte del branco, un gruppetto di giovanissimi bulli, ragazze e ragazzi, è avvenuta venerdì scorso, 6 gennaio. La vittima è una tredicenne olbiese.
Sono circa le 18:30 quando la ragazza viene accompagnata dai genitori sul lungomare. L’idea di Anna (nome di fantasia) è quella di fare una passeggiata in centro assieme ad un’amica.
Notata da un gruppo di conoscenti che hanno più o meno la sua età, la giovane viene avvicinata con una scusa e improvvisamente circondata. Contro di lei volano insulti e prese in giro. Due ragazze la tengono ferma, un’altra le dà uno schiaffo e poi le sferra un pugno in faccia. Le tirano i capelli, la buttano in terra. Gli altri, attorno, assistono alla scena senza muovere un dito.
Nella caduta, Anna perde il telefono. I bulli ne approfittano: lo raccolgono e iniziano a passarselo di mano in mano. La ragazza chiede più volte di riaverlo ma il branco non la ascolta e lo fa sparire nel nulla.
L’amica della giovane riesce a telefonare al fratello di Anna che, insieme al padre, accorre immediatamente. Neanche il tempo di arrivare e il gruppo di bulli non c’è più.
La famiglia accompagna la ragazza prima dai Carabinieri, dove sporge denuncia, e poi al Pronto Soccorso. “Frattura del setto nasale con una prognosi di 30 giorni” si legge nel referto medico.
A quanto pare le giovani bulle non sarebbero nuove ad atti del genere e sarebbero state già denunciate per fatti simili. “Se va dai Carabinieri la prendiamo in giro e la picchiamo di nuovo” scrivono in un gruppo Whatsapp, con insulti ed epiteti di ogni genere, i giorni successivi all’aggressione come ci racconta la madre della vittima.
“Io e suo padre eravamo sereni perché l’abbiamo lasciata al centro di Olbia – aggiunge la donna -. Abbiamo fatto un giro in macchina e poco dopo saremmo andati a riprenderla. Lei è una ragazza molto serena. Ha iniziato a uscire quest’estate e alle 7 deve essere a casa.
È giusto raccontare questo fatto – prosegue – perché nessuno deve subire quello che ha passato mia figlia. Mi sorprende che in una zona così centrale non ci siano le telecamere che renderebbero il posto molto più sicuro”.
Nella giornata di oggi Anna è stata visitata dall’otorino mentre da parte del branco non è arrivato nessun segno di pentimento. Il cellulare, invece, è stato restituito alla ragazza il giorno dopo l’aggressione tramite una terza persona non coinvolta nei fatti.