Olbia. L’inesorabile percorso della giustizia è finalmente giunto al capolinea con l’arresto di un uomo, oggi 62enne, responsabile di aver seviziato una giovane donna nel lontano 2001. Le Autorità albanesi, infatti, hanno eseguito un mandato di arresto europeo (M.A.E.) richiesto dalla Procura della Repubblica di Tempio Pausania nei confronti di uno degli autori della brutale aggressione nei confronti di una connazionale albanese avvenuta 22 anni fa
I fatti risalgono al 2001 anni fa quando la ragazza aveva appena 18 anni e venne portata a Olbia con la promessa di un lavoro per poi essere costretta a prostituirsi sotto quotidiane minacce e atti di violenza. Dopo alcuni mesi di sfruttamento la donna aveva manifestato la volontà di cambiare vita e di andare a convivere con un italiano con cui aveva stretto una relazione.
Per tutta risposta i suoi sfruttatori, due connazionali di 40 anni, avevano deciso di darle una lezione e una sera di fine aprile del 2001, l’hanno caricato con la forza su un furgone e, dopo averla portata in un luogo isolato, l’avevano bendata e picchiata brutalmente utilizzando mazze ed oggetti contundenti al punto da provocarle lesioni ed emorragie gravissime. La ragazza era stata abbandonata esanime in una via del centro di Olbia per poi essere soccorsa da un passante.
Le indagini dei Carabinieri di Olbia, condotte dalla Procura di Tempio Pausania, avevano consentito di individuare rapidamente gli autori della violenza e sottoposti a fermo indiziario di delitto. Nei mesi successivi la donna era stata accolta in una residenza protetta in Sardegna mentre i responsabili dell’aggressione, dopo oltre un anno di custodia cautelare, erano usciti dal carcere.
A seguito di sentenza di condanna, divenuta irrevocabile li 27 dicembre 2016, la Procura di Tempio Pausania aveva emesso un mandato di arresto europeo nei confronti del principale responsabile, nel frattempo fuggito in Albania, che è stato individuato e tratto in arresto il 20 novembre scorso grazie all’attività svolta d’intesa tra l’Interpol del Ministero dell’Interno e l’Interpol di Tirana. Il condannato, stavolta, non se la caverà a buon mercato poche dovrà scontare oltre 10 anni di reclusione.