OLBIA. In molte città del nostro Paese, quando si tenta di fare un primo bilancio del settore abbigliamento dopo i saldi di gennaio (in Sardegna sono iniziati il 5 gennaio e termineranno il 5 marzo), diverse associazioni di categoria parlano apertamente di “catastrofe”.
A Olbia le cose non sembrano discostarsi troppo. Malgrado una discreta partenza a cavallo dell’Epifania, in molti rivedono, specie nelle ultime settimane, una sorta di lockdown mascherato con troppa gente chiusa in casa in quarantena o per paura del contagio (in tutta l’Isola oggi ci sono oltre 23 mila persone in isolamento e a Olbia i numeri reali ormai sfuggono ai conteggi).
A questo proposito il referente di Federmoda Gallura, Gino Piro sostiene che “non si possono fare paragoni con la stagione precedente ma, visti i tempi, ci accontentiamo”.
Che si sia poca gente in giro è evidente: “Basterebbe fare una vasca al Corso – aggiunge Piro – per capire che aria tira. Ci sono diversi bar e ristoranti chiusi per ferie e, per questo motivo, il centro di Olbia è diventato sempre più stagionale a discapito delle attività come la mia (diversi negozi di abbigliamento, ndr) che con molti sacrifici danno il servizio tutto l’anno da 36 anni, ininterrottamente”.
Oltretutto, per Federmoda Gallura non si possono neanche fare paragoni in relazione al rapporto tra popolazione e consumo di altre città sarde come Sassari o Cagliari. “Si tratta di realtà diverse da Olbia con bacini di utenza differenti e non con un’economia legata al turismo come la nostra, purtroppo”.
Ora, al giro di boa, con circa un mese davanti per la seconda parte dei saldi invernali, la speranza del settore abbigliamento locale è quella di vedere almeno un po’ di movimento in più e non solo il sabato e la domenica.