OLBIA. Non fa giri di parole e senza mezzi termini comunica il proprio vissuto, le sue cicatrici ma anche la forte ambizione, la voglia di fare musica e di emergere. Provino I, II e III sono quelli che Mone, Simone Usai, definisce “un biglietto da visita. Necessari per far capire il mio pensiero su determinate cose”.
I tre freestyle, pubblicati dall’artista olbiese del collettivo Loyalty (li avevamo intervistati in video lo scorso marzo >), sono frutto della sua esperienza di vita e fanno parte di un progetto solista più vasto in via di sviluppo. “Sono stati scritti di getto, su beat di Roger – spiega Mone -. Se li ascolti uno dopo l’altro sembrano quasi lo stesso pezzo”.
L’idea del 27enne è quella di raccontarsi senza filtri. “Voglio essere vero – dice -, essere Mone, Simone, che parla delle cose che vive. So che ci sono tante persone che hanno vissuto le mie stesse esperienze o che si rivedono nella mia musica e lo faccio per questo. I progetti che escono, i dischi, sono solo la conseguenza”.
I tre pezzi di Mone racchiudono l’evoluzione artistica del rapper e tracciano una linea decisa della sua carriera. “Ho iniziato a fare musica che ero un ragazzino e ora ho 27 anni. La mia visione sulla musica, che è la cosa che preferisco fare, non è cambiata ma quello che ho modificato è il mio modo di comunicare. Sono diversi anche gli strumenti: prima registravamo dentro un armadio e ora in uno studio”.
Ricorrente nei suoi brani è ancora una volta Olbia. “È il mio punto di partenza, è casa e mi piace rappresentarla – afferma -. Riascoltare i miei vecchi pezzi mi fa dimenticare tutte le cose che non mi piacciono di questa città. Quando ho iniziato a fare musica eravamo solo noi e non c’erano persone più grandi con cui confrontarsi. Ora qui c’è davvero un bello scambio”.