OLBIA. “Respingiamo al mittente accuse gravi, infondate e prive di qualsiasi base documentale o giuridica”. Il Consorzio Molluschicoltori di Olbia risponde così, in conferenza stampa, alle dichiarazioni del sindaco Settimo Nizzi e del presidente dell’Autorità di Sistema Portuale della Sardegna Massimo Deiana, che indicano le cooperative come ostacolo allo sviluppo del porto.
Il Consorzio, attivo da oltre un secolo nel golfo di Olbia – e non nel porto, come precisano i mitilicoltori – opera su 156 ettari all’interno di un’area complessiva di circa 660, dove si trovano anche peschiere, la foce di un fiume, zone naturalistiche e un ecosistema ricco e fragile.
“Non abbiamo mai bloccato lo sviluppo – dice il presidente Raffaele Bigi –. Anzi, lo agevoliamo accettando anche riduzioni delle nostre aree operative. Nel corso della riunione del 29 settembre 2020, convocata dal sindaco Nizzi, esprimiamo la nostra disponibilità al dragaggio dell’intero golfo, anche procedendo alla rimozione temporanea degli impianti per poi riposizionarli una volta conclusi i lavori”.
Nel mirino dei molluschicoltori c’è anche la gestione amministrativa locale. “Dal 13 aprile 2010, data dell’adozione del Piano Regolatore del Porto – sottolinea Bigi – subiamo scelte contrarie allo sviluppo del nostro settore, come lo smantellamento degli impianti in aree importanti, il mancato inserimento della molluschicoltura nel PUC, ripetuti pareri negativi a richieste di ampliamento e miglioramento delle strutture e l’assenza di sostegno da parte dell’amministrazione comunale in occasione delle calamità naturali del 2022 e del 2024”.
Durante l’incontro con i giornalisti, il Consorzio ribadisce la propria contrarietà al progetto Enerclima (accantonato per non aver superato la VIA), che prevedeva la realizzazione di una centrale a gas nel golfo. Presentato come vantaggioso anche per il comparto, il progetto era stato contestato per i rischi ambientali e infine bocciato in sede di Valutazione di Impatto Ambientale, “anche grazie alle osservazioni presentate da noi molluschicoltori”.
Secondo il Consorzio, il vero problema che limita l’ingresso delle grandi navi è la natura stessa. “Il fondale è basso da sempre – ribadiscono più volte –. Si dragava ogni anno con la draga del Genio Civile. Oggi, gli impedimenti sono legati alle norme ambientali e allo smaltimento dei fanghi. Nessuno può aggirare questo”.
Le preoccupazioni maggiori riguardano gli effetti del dragaggio: torbidità, rimescolamento di sostanze, danni alla biodiversità. “È scritto nero su bianco – dice Salvatore Spano, vicepresidente del Consorzio – nel SIA e nei pareri della ASL Gallura. Se si alza il fango, si rischia la morte degli animali acquatici, danni all’ambiente e perdite economiche pesanti. Per questo chiediamo almeno una polizza fideiussoria a garanzia dei produttori”.
Critiche anche alla visione economica dell’operazione. “Nel 2024 il traffico aumenta lo stesso – dice Bigi –. E se draghiamo oggi, tra cinque anni siamo punto e a capo”.
“Siamo i poveri inquilini del condominio Golfo di Olbia, sfrattati un pezzo alla volta”, così Massimo Degortes, storico mitilicoltore, ricorda che “in vent’anni sono già stati prosciugati 7 ettari per il molo Bonaria e 12 per quello della Palmera”.
Il vicepresidente di opposizione del consiglio comunale Alfideo Farina difende il comparto: “Il golfo non è solo un’infrastruttura, è un ecosistema e voi ne siete i garanti da 105 anni. Le parole del sindaco sono gravi e sarò ancora più vigile in Regione”.
Infine, il presidente Bigi chiude con amarezza e ironia: “La gente si ricorda di Olbia per le cozze, non per le navi da crociera o per il vino come recita il cartello di benvenuto. Se vogliamo distruggere tutto, buttiamo giù Tavolara, il faro e l’isola di mezzo. Poi costruiamo una passerella fino a piazza Regina Margherita”.