OLBIA. A conclusione di indagini tecniche in conseguenza di una segnalazione del Consorzio molluschicoltori di Olbia per scarichi anomali nel golfo di Olbia in località Cocciani, iniziate nel mese di luglio 2022 e proseguite anche con il supporto del Nucleo Carabinieri Subacquei di Cagliari, i Carabinieri del N.O.E. di Sassari, su ordine della Procura della Repubblica di Tempio Pausania, hanno iscritto nel registro degli indagati quattro dipendenti del Cipnes che operano nel depuratore consortile della zona industriale. Dovranno difendersi dall’accusa di impedimento di controllo.
Secondo quanto è emerso dall’indagine sembra che i gestori del depuratore che fa capo al Cipnes “avevano architettato uno stratagemma finalizzato ad eludere i controlli periodici del personale del Dipartimento di Nuoro dell’ARPAS, per lo scarico in acque superficiali”.
Gli investigatori avrebbero trovato un “marchingegno – ben nascosto – predisposto per aspirare del refluo appositamente contenuto all’interno di un contenitore che veniva analizzato al posto di quello realmente trattato e successivamente scaricato nelle acque del golfo di Olbia“.
Per il procuratore Gregorio Capasso “grazie a questo espediente le ignare autorità di controllo, quali Arpas e Provincia, venivano sistematicamente indotte ad eseguire i controlli ambientali su un refluo” che non era quello che finiva in mare.
La Procura ritiene che “le analisi periodicamente validate dall’Arpas e pubblicizzate con enfasi sul sito istituzionale del gestore, nel periodo oggetto d’indagine sono risultate sempre in regola e rispondenti, artatamente, ai valori dettati dalle normative ambientali.
Ma secondo le investigazioni c’è di più: “L’espediente era stato ideato in maniera tale da poter essere utilizzato anche successivamente all’apposizione del sigillo ufficiale dell’Arpas, a garanzia della corretta esecuzione dell’attività di campionamento e conseguente analisi dei reflui depurati”.
L’attività ispettiva delegata dalla Procura della Repubblica di Tempio Pausania ha determinato il sequestro delle apparecchiature utilizzate per la suddetta manomissione con contestuale notifica dell’informazione di garanzia agli indagati, individuati nei due responsabili operativi dell’impianto e due operai generici anch’essi coinvolti nell’ambito del reato penale di “impedimento del controllo“.
Al momento sono in corso ulteriori accertamenti, anche da parte delle autorità amministrative informate dell’accaduto per stabilire la reale situazione ambientale ed eventuale presenza di contaminazioni nell’ambiente marino circostante.