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Olbia. Marcello Fois: “Sogno una Sardegna mobile, colta, con grande tolleranza”

Intervista a uno dei più importanti scrittori dell'Isola

Silvia Orrù di Silvia Orrù
16 Novembre 2023 ore 15:32
in Cultura, Top
Tempo di lettura 4 min.
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OLBIA. La seconda parte di Sardinia Call2Action 2023 ha preso ufficialmente il via con nuovi incontri e masterclass dedicati agli esperti del settore turistico, all’aeroporto Costa Smeralda e online. In questa edizione dell’evento ideato da Geasar ci si confronterà ancora una volta, il prossimo 29 novembre, per discutere sull’Isola del futuro e mettere a punto nuove strategie per i prossimi dieci anni.

Questa settimana abbiamo intervistato Marcello Fois, tra i più importanti scrittori dell’Isola, commediografo e sceneggiatore. Con lui abbiamo parlato di Sardegna e libri, della sua personale proposta culturale per questo angolo di paradiso, e di molto altro. Di seguito l’intervista:

Quanta Sardegna c’è nelle sue opere?

“Direi che il 90 per cento di quello che ho scritto è ambientato in Sardegna. In verità qualcuno dice che c’è un sacco di Sardegna anche nelle pochissime cose non ambientate sull’Isola. Forse è una specie di grammatica, una forma”.

Quali sono gli scrittori sardi che secondo lei hanno raccontato meglio quest’Isola?

“Ce ne sono davvero tanti. Dal punto di vista della scrittura abbiamo un primato importante in questa nazione, forse uno dei pochi che abbiamo. Penso a Grazia Deledda, Enrico Costa, seppure molto diversi.

Enrico Costa è stato un autore molto interessato all’appeal della scrittura. Era un grande tour operator e gli interessava descrivere una Sardegna appetibile sotto certi aspetti. Ha scritto dei capolavori come “Il muto di Gallura”. E poi c’è lei, la grande madre, Grazia Deledda, da cui tutti deriviamo. Anche chi esclude la Deledda dal suo raggio d’azione comunque ne tiene conto.

È un premio Nobel di cui non abbiamo ancora colto l’ampiezza da un punto di vista dell’influenza che ha avuto. La Deledda, anche per coloro che si definiscono scrittori sardi contemporanei, e sono molti e bravissimi, è stata un po’ come Manzoni. La forma romanzo in Sardegna è quella che ha codificato Grazia Deledda”.

Qual è la sua proposta culturale per la Sardegna del domani? Su cosa si dovrebbe puntare?

“
Intanto sulla coscienza di sé, sull’istruzione dei sardi in merito alla Sardegna. È davvero paradossale ma molti turisti si attrezzano per quest’Isola molto di più dei sardi. Questo è un primo punto. L’idea che se uno conosce se stesso poi non si sente impreparato nei confronti del mondo. Conoscere noi stessi ci rende anche viaggiatori migliori.

Ho l’impressione che i sardi si siano abituati a questa specie di condizione da figli cadetti, un po’ lamentosi per cui ti aspetti che qualcuno faccia qualcosa per te anche se tu di fatto non esprimi le energie per fare qualcosa. Questo è un dato. Solo quando si ama molto un posto e la sua gente si può avere lucidità rispetto alle cose che non vanno bene. Non è un insulto, è una critica che faccio anche a me stesso. Anche io ho dovuto superare questo problema, che ho vissuto sulla mia pelle, sulla mia carne”.

Nel suo intervento durante l’ultimo incontro di Call2Action ha detto che si sente molto più sardo di altri sardi pur vivendo a Bologna. Perché? In che cosa?

“È troppo facile dire che le intelligenze più interessanti se ne vanno dalla Sardegna. Questa cosa non è così vera. Se un’intelligenza se ne va non è abbastanza intelligente. Non è un problema di domicilio. Tutte le intelligenze più importanti della Sardegna, pur vivendo in posti estremi del mondo, hanno dato contributi all’Isola molto di più di certi sardi che abitavano in Sardegna.

Dipende sempre dalla persona con cui si ha a che fare. Per esempio Maria Giacobbe, ci siamo sentiti poco fa. Lei ha commentato l’articolo che ho scritto su La Nuova a proposito della ministra Anna Maria Bernini che definiva l’Einstein Telescope un utile modo per sconfiggere la criminalità organizzata in Barbagia. Mi chiedo: siamo ancora a quel punto?

Davvero frequentare solo il Billionaire dà questa idea della Sardegna? La leggenda per cui la Sardegna interna è un posto da brividi. Ma dove? Ma quando è successo? È una delle zone più tranquille del mondo, più spopolate, tra i posti in Italia in cui si pagano più tasse, dove si legge di più e col maggior numero di laureati. La Ministra se avesse voglia di girare quelle zone vedrebbe veramente musei che in posti civilizzatissimi del continente si sognano.

Il problema non è tanto l’esternazione della Ministra ma il fatto che nessuno dall’interno della Sardegna abbia sentito il dovere di rispondere. Ci ha dovuto pensare uno di fuori. Chi è più fuori in questo caso? Io o loro?”

Lei è stato direttore del Festival Letterario di Gavoi. La Sardegna dovrebbe realizzare più eventi di questo genere, gratuiti per la gente ma che comunque generano economia?

“

Assolutamente sì. Gavoi è stato trainante da questo punto di vista. Dopo sono nati solo festival letterari in giro per l’Isola, alcuni di qualità alcuni meno. Il problema è che ancora in Sardegna vige la famosa frase di Goebbels “Quando sento la parola cultura metto mano alla pistola”. Quella è davvero una miniera che non viene sfruttata in Sardegna, una miniera efficacissima, ma bisogna nominare amministratori che siano in grado di leggerla.

Pensiamo al disastro della Mont’e Prama. Si fanno fondazioni a vuoto con un’attitudine folklorica sui giganti di Mont’ e Prama. Praticamente nessuno ne sa niente ma ci piace la narrazione hollywoodiana che sta venendo fuori. Siccome ha dell’appeal, funziona, automaticamente viene finanziata. Io credo che un amministratore che si occupa della cultura di un posto debba trovare i sistemi non subirli. Forse abbiamo bisogno di politici veri nella nostra Regione”.

Tra dieci anni come sarà, secondo il suo punto di vista, la Sardegna?

“Non lo so. Potrei dire come utopisticamente vorrei vederla: mobile, colta, con grande tolleranza. Un posto dove l’opportunità di rappresentare delle diversità viene vissuta quotidianamente. Noi siamo stati emigranti in tutto il mondo, abbiamo scavato miniere per tutti, le nostre donne sono state domestiche in giro per il pianeta e oggi riusciamo davvero ad esprimere una cultura razzista? È incredibile. Significa non avere niente a che fare con la propria storia, non conoscerla. Questo mi fa penare molto. Non credo che con questo trend tra dieci anni saremo migliori. Possiamo solo peggiorare”.

Sardinia Call2Action > è organizzato da Geasar, società di gestione dell’aeroporto di Olbia Costa Smeralda, in collaborazione con l’assessorato del Turismo della Regione Sardegna e il patrocinio di Enit e Tourism Plus. L’appuntamento finale, in programma mercoledì 29 novembre, sarà incentrato su Turchia e Canarie.

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