Olbia. In vista della manifestazione “Insieme per la Sanità gallurese” organizzata dai tre sindacati confederali, siamo andati al Pronto Soccorso per cercare di capire se l’ondata turistica che ha messo a dura prova l’intero reparto di emergenza del Giovanni Paolo II si è attenuata.
“In parte – dice una delle dottoresse che incontriamo – ma ancora siamo sotto pressione”. Oggi, 16 settembre, l’app “Monitor Pronto Soccorso” registra 6 codici gialli, 19 verdi e nessun rosso. Numeri assai diversi da quelli registrati nel picco dell’alta stagione quando il Pronto Soccorso del Giovanni Paolo II si trovava a gestire un numero di emergenze persino superiore a quelle del Brotzu Cagliari. A Olbia, come tutti sanno, i medici dell’emergenza hanno a che fare con enorme flusso turistico. E sono pochi.
NUMERI. Il pronto soccorso dell’ospedale Giovanni Paolo II in estate ha un numero di ingressi quattro volte superiore rispetto al resto dell’anno. Sui circa 44mila accessi annuali, ben 24mila sono quelli che fanno riferimento alla stagione estiva, mentre gli altri 20mila sono spalmati sui restanti nove mesi. Per semplificare ulteriormente: nel periodo invernale 2mila utenti ogni mese varcano la soglia dell’area del triage, in estate il numero si aggira attorno alle 7/8mila unità.
MEDICI E INFERMIERI. In questo quadro di continue richieste di intervento al Pronto Soccorso operano soltanto sei medici per coprire l’intera giornata. “Si, siamo due per ogni turno – ci dice una delle dottoresse –. Due la mattina, due il pomeriggio e due la notte. Secondo me, ma ovviamente parlo da medico, per far fronte alle richieste del nostro reparto ci vorrebbero 4 medici per turno con altrettanti infermieri”.
L’altra dottoressa presente aggiunge che dal punto di vista organizzativo sarebbe l’ideale che “un medico e un infermiere per turno si occupassero esclusivamente dei pazienti in attesa di ricovero mentre gli altri 3 medici, sempre accompagnati da 3 infermieri, potrebbero seguire le emergenze durante il giorno”.
TROPPA PRESSIONE DI GIORNO. In buona sintesi, secondo i medici del reparto di emergenza, la vulnerabilità del reparto si registra durante il giorno. “Le faccio l’esempio di stamattina: c’erano tante consegne da fare e diversi pazienti da assistere. Ebbene, per almeno due ore mi sono occupata del reparto, perché non ci si deve dimenticare che dobbiamo assistere tutti quelli che entrano e non ho potuto materialmente fare il pronto soccorso”.
È così che si creano le attese all’ingresso. Se questa mattina si fossero presentate anche soltanto una decina di persone in più in quelle 2 ore, ci sarebbe stato un solo medico a disposizione delle urgenze.
LA NOTTE. “Per quanto riguarda la notte, si potrebbe anche gestire il reparto anche con soli due medici ma se non si hanno i numeri sufficienti per far fronte alle richieste durante il giorno è chiaro che ci ritroviamo a che fare con pazienti che sono arrivati al mattino e la notte stanno ancora aspettando di essere visitati. E questo a noi dispiace tantissimo”.
E aggiunge: “Spesso i pazienti si arrabbiano con noi proprio la notte dopo che hanno aspettato tante ore. Beninteso, hanno ragione di lamentarsi ma quando noi arriviamo per il turno notturno e ci arriva tutta la pressione delle richieste che sono rimaste in attesa durante il giorno, non abbiamo certo il tempo di spiegare loro il perché si è creata quella coda. Dobbiamo concentrarci sulla cura delle persone perché ognuno di noi è madre, padre o figlia. Noi facciamo il massimo tutti i giorni e nonostante tutte le carenze siamo sempre in trincea”.
MAI CHIUSO. “Posso chiedervi di segnalare una cosa importante per tutti noi che lavoriamo qui? – dice un’infermiera che sta lavorando al computer -. Con tutti i problemi evidenti e la mancanza di personale, il nostro Pronto Soccorso è l’unico in Sardegna che non ha mai chiuso. Non abbiamo mai interrotto il nostro servizio e spesso sono arrivati qui pazienti mandati da altri ospedali”.
Soluzioni ce ne sarebbero diverse ma è chiaro che d’estate, senza guardie mediche e turistiche, il Pronto Soccorso diventa un collo di bottiglia. E poi ci sono anche le richieste di accesso “improprio” alla struttura che vanno ad ingolfare ulteriormente le attività sanitarie.
“La mancanza di medici è un aspetto che conosciamo molto bene – dice il direttore sanitario dell’ospedale, Raffaele De Fazio -. C’è un evidente problema che non riguarda solo Olbia o la Sardegna ma l’intero Paese. Noi stiamo facendo di tutto per trovare medici adatti all’emergenza ma non è affatto semplice”.
E mentre stiamo per lasciare la struttura arrivano altri pazienti da Budoni e San Teodoro trasportati in ambulanza dalle associazioni convenzionate con il 118 che vanno a comporre la rete dell’assistenza insieme ai mezzi medicalizzati aziendali a disposizione della struttura sanitaria gallurese e all’elisoccorso, l’unico in tutta l’Isola autorizzato per gli atterraggi notturni.