OLBIA. Il legale di Maria Giovanna Meloni e Giorgio Beccu, indagati nella vicenda della scomparsa di Rosa Bechere, ha depositato ricorso contro l’ordine di sgombero della coppia dalla casa di via Pietro Aretino emesso dal comune di Olbia.
“E’ un atto illegittimo per plurimi motivi di legge – annota l’avvocato Giampaolo Murrighile che annuncia anche ricorso al TAR Sardegna – qualora l’amministrazione non dovesse revocare in autotutela l’ordinanza dirigenziale. Non parrebbero neppure escluse iniziative ed esposti alla Procura della Repubblica di Tempio Pausania”.
Continuano a difendersi, dunque, Meloni e Beccu. Lo fanno tutt’ora respingendo le accuse di avere ucciso e occultato il corpo di Rosa Bechere e lo fanno anche difronte al comune di Olbia che ieri, scaduti i termini previsti dall’ordinanza, ha inviato la Polizia Locale per rendere concreto l’atto di sgombero.
Secondo l’avvocato Murrighile “i motivi del ricorso si riferirebbero ad un potere autocratico di sgombero che il Comune non poteva esercitare sull’abitazione di via Aretino. L’immobile, infatti, non sarebbe neppure di proprietà del Comune ed in ogni caso certamente non è un immobile demaniale o del patrimonio disponibile”.
E aggiunge: “Solo per queste tipologie infatti la pubblica amministrazione avrebbe eccezionalmente il diritto di esigere lo sgombero anche attraverso l’uso della forza pubblica. Ma quella è invece una casa di civile abitazione che, infatti, il Comune vorrebbe togliere alla coppia per darla ad altri. Dunque non un bene che rientra in un elenco tassativo previsto dalla legge. Così non sono gli immobili di edilizia privata come una abitazione. In questo ambito non opera il potere di Imperio autocratico dell’ente”.
In buona sostanza, secondo l’avvocato Giampaolo Murrighile l’atto di sgombero sarebbe illegittimo: “Il Comune dovrebbe come ogni privato cittadino ricorrere semmai al tribunale per ottenere lo sgombero e dimostrando di averne ragione e i titoli. In caso contrario la pubblica amministrazione commetterebbe un esercizio arbitrario dei poteri ed un abuso di potere”.
In altre parole, per Murrighile, il Comune potrebbe commettere un reato: “In questo caso la vicenda passerebbe ancora una volta in sede penale per accettare le responsabilità degli amministratori. Il Comune in sostanza non potrebbe farsi giustizia da sé ma rivolgersi ad un giudice. La legge è uguale per tutti ed anche per il Comune ed i Servizi sociali che a tutti i costi intenderebbero allontanare la povera coppia. A questo si aggiunge che in quella casa vi abita un disabile ed un minore a cui neppure sarebbe stato dato l’avviso di inizio del procedimento amministrativo”.