OLBIA. Il don Abbondio di manzoniana memoria immerso nelle sue letture si domandava ”Carneade! Chi era costui?”. A Olbia invece se chiedi chi era Gustavo Giagnoni tutti sanno cosa rispondere.
Gustavo Giagnoni, nato ad Olbia il 23 marzo del 1932, resterà per sempre un’icona calcistica per la città gallurese ma ancora di più per la sua Mantova, dove ebbe la migliore esperienza da calciatore dopo aver indossato la maglia della Reggiana, con cui vinse un campionato, e prima ancora quella dell’Olbia, ai tempi de “Sa Calvonera” poi diventata “ Sa Cavonera”.
Chiusa la carriera da calciatore, prese il ruolo di allenatore delle giovanili del Mantova e nel 1969 il presiedente Zenesini, stanco dei risultati non proprio positivi, sollevò dall’incarico l’allenatore Mannocci e affidò al ricciuto Giagnoni la conduzione tecnica della squadra, con lo specifico obiettivo della salvezza. Il traguardo raggiunto gli valse la riconferma per il successivo campionato che culminò con un sorprendente ma meritato quarto posto ad un punto dalla promozione in serie A.
La massima categoria non si fece attendere e l’anno successivo fu quello della consacrazione e relativa promozione in serie A. Nel frattempo, Gustavo Giagnoni era diventato l’allenatore rivelazione del calcio nazionale tanto che Orfeo Pianelli, presidente del Torino, decise di chiamarlo sulla sponda granata del Po con l’intento di dare una ventata di nuovo e di freschezza alla squadra che dopo la tragedia di Superga viveva una sorta di complesso di inferiorità rispetto alla più quotata Juventus della dinastia Agnelli.
Alla guida della squadra granata ebbe il merito di arrivare al secondo posto ad un solo punto dai rivali bianconeri e proprio negli anni torinesi venne dai più chiamato “l’allenatore con il colbacco” per via di un copricapo di fabbricazione sovietica che indossava nelle fredde domeniche torinesi.
Da Torino a Milano il passaggio fu breve. Albino Buticchi, allora presidente del Milan, ingaggiò Giagnoni per rilanciare i rossoneri verso posizioni di classifica più consone al blasone della squadra ma non fece i conti con la tenacia e l’orgoglio del tecnico olbiese poco incline ai compromessi con la parte nobile della rosa milanista. L’esperienza rossonera si concluse con Giovanni Trapattoni che sostituì Giagnoni, vittima insieme al presidente Buticchi delle lobby rossonere.
Gli anni dal 1971 al 1976 furono sicuramente i migliori per il mister olbiese ma sicuramente non gli unici. Giova infatti ricordare che Gustavo Giagnoni fu anche allenatore di Bologna, Roma, Pescara, Udinese, Perugia, Cagliari e Cremonese lasciando un segnale importante in ogni città dove allenò e distinguendosi sempre per le sue indubbie capacità, tenacia ed onestà.
Insomma, uno sportivo di Olbia che è sempre rimasto attaccato alla sua terra d’origine e che non va assolutamente dimenticato. Un personaggio che viene sempre ricordato con piacere nel mondo del calcio nazionale.
Olbia città e i suoi tifosi chiedono che venga intitolato a Gustavo Giagnoni uno spazio pubblico che ai posteri possa riportare alla memoria lo sportivo olbiese per eccellenza che si è fatto largo nel mondo del pallone lasciando a tutti l’immagine di un calcio pulito.