OLBIA. Chiuderà i battenti prima di Natale e dopo 77 anni di lavoro si godrà la strameritata pensione. Salvatore Derosas, data di nascita 28 febbraio 1936, tutta la vita calzolaio, abbasserà per sempre la serranda della sua bottega artigianale di via Gemito. “Ho lavorato abbastanza – dice dopo la foto che lo ritrae alle prese con uno stivale -. Ho cominciato nel “46 che avevo appena 10 anni, lavoravo nella bottega di Francesco Azara alla Croce”.
Di quei tempi antichi porta con sé immagini stampate nella memoria: “Ricordo quando nel 1943 la città fu bombardata. In piazza Crispi cadde una bomba che creò un cratere enorme. Ricordo che ogni volta che si sentiva il rombo degli aerei, tutti in casa ci nascondevamo. Le donne sotto i letti e io con mia madre. Aspettavamo lì tutto tempo fino a quando il boato delle bombe cessava”.
In quello stesso anno Salvatore ci racconta di quando si trovava fuori a giocare con altri bambini in “s’istradone nou” (in via Roma): “Sentimmo gli arei e qualcuno mi prese in braccio, io avevo 8 anni, e mi infilò nel tubolare di un ponticello che c’era in via Roma. Mi mise al riparo mentre sentivamo le bombe cadere e ricordo che ci stavo a malapena dalla tanta gente che si era rifugiata lì sotto. Che tempi”.
Salvatore, vedovo dal 2008, è un uomo discreto e misurato. Parla con voce bassa e non vuole clamore. Ma una cosa la vuole dire: “Posso ringraziare tutti i clienti che in tanti anni non mi hanno mai abbandonato? Ecco, a questo ci terrei molto. Tutti gli olbiesi che mi hanno seguito nei negozi dalla Croce a via Porto Romano e poi qui in via Gemito. Ringrazio tutti, ma proprio tutti. Anche i turisti che venivano in vacanza. Ho avuto clienti dalla penisola ma anche dalla Germania e dalla Svizzera. Tutti, voglio ringraziare tutti dal profondo del cuore”.
Sulla soglia degli 88 anni, Salvatore Derosas appenderà forbici e martello al chiodo. “Mi riposerò con le mie tre figlie e mi godrò il tempo libero con gli amici – dice con un sorriso mesto e sereno -. Credo di averlo ampiamente meritato”.