Ha avuto inizio oggi, ai piedi della chiesa di Santa Croce e nella piazza antistante alla chiesa di San Paolo apostolo, la benedizione e la processione che ha attraversato il centro storico della città per la celebrazione, nella Primaziale, della Santa Messa.
La Domenica delle Palme è il preludio della settimana santa e del cuore della fede cristiana: il triduo pasquale, cioè il giovedì santo con la Missa in Cena Domini, la lavanda dei piedi; il venerdì santo con l’adorazione della croce e s’Iscravamentu; la notte del sabato santo con la madre di tutte le veglie (Sant’Agostino), il lucernario, l’Exultet, l’annuncio pasquale, il suono delle campane a distesa, la nuova acqua. Poi sarà la Pasqua, con su bibilliu, il pane pasquale. Infine s’Incontru del Risorto con Regina coeli laetare, sua madre.
Un mix sapiente del linguaggio della fede: quello liturgico della Chiesa, universale, e quello tradizionale della pietà popolare, che si intersecano, si avviluppano e rendono avvincente la storia di un ebreo marginale che ha fatto la storia, da vivo, da morto e da vivente.
La notevole partecipazione dei nativi e dei turisti, insieme alla domanda personale di ciascuno, ineludibile sul senso dell’evento, rende i riti capaci di far sentire coinvolti e protagonisti, in una città apparentemente dissipata e insieme vivace, spesso fuori controllo, in una mistura di linguaggi e comportamenti, alla scoperta degli altri: più vicini, più consentanei, più attenti, in percorsi che abbiano lo stesso traguardo.
Infatti, ogni vita è come un pellegrinaggio verso l’Assoluto, che ci scioglie da ogni paura, da ogni morte, incontro a colui che ha aperto il varco della vita piena: il Risorto, il Vivente.
Non smarrire l’anima della città insieme alla memoria diventa il compito più urgente e più bello: essere se stessi per poter incontrare l’altro.
don Gianni Satta
Leggi anche:
La Settimana Santa a Olbia: il dolore della Croce nella lingua del cuore