OLBIA. Dai “Brevi frammenti” è arrivato alle “Derive quotidiane” per mettere al centro le parole e la loro essenzialità. “Derive come sinonimo di tendenza incontrollabile – spiega così il suo ultimo libro Francesco Giua, 27 anni, olbiese -. Metto nero su bianco la quotidianità perché rappresenta spazi e storie uniche di ognuno di noi. Scrivo poesie perché danno la possibilità di sentire quanto si può essere grati alla vita per il dono delle parole”.
Prodotto dalla casa editrice Polisse Fiabe e Poesie e curato da Annalea Vallesi, in “Derive quotidiane”, cento poesie, due racconti e un decalogo, l’autore olbiese abbandona le strutture lessicali ricercate presenti nel libro precedente per lasciare spazio alla semplicità. “Non significa togliere alla poesia quella sacralità capace di raccontare la realtà e addirittura sublimarla – dice – bensì ricorrere alle parole che esprimono interiorità e carnalità, e non padronanza di termini astrusi. La poesia si fa per comunicare e comunicarsi, non per mostrarsi agli occhi degli altri. C’è chi resta nella sua spontaneità missionario della parola e penso che sia questa la vera missione a cui ogni giorno siamo chiamati: il dono gratuito delle parole”.
Anche Francesco Giua fa parte dei poeti contemporanei che diffondono la poesia attraverso i social, capofila il napoletano Davide Avolio che con oltre 400mila seguaci su Instagram propone giornalmente al suo pubblico versi noti e inediti. “La cosa che mi rende felice – commenta il 27enne olbiese – è constatare che ci sono poeti e poetesse capaci di arrivare con l’uso dei social al pubblico giovane e a quello meno giovane. Bisogna riaccendere l’interesse verso questa arte che sembra lontana o semplicemente un esercizio di stile. Non si tratta di rendere la poesia “social” ma di dare spazio nel “mondo dei like” a creazioni in versi che sappiano arrivare con immediatezza alle persone”.