In una giornata straordinaria per l’Olbia Calcio, segnata dall’approvazione da parte della Co.Vi.So.D. per l’iscrizione della squadra gallurese in Serie D, l’ex presidente Alessandro Marino – dopo quattro mesi di silenzio – si presenta inaspettatamente negli studi di un’emittente locale e risponde alle domande dei giornalisti.
Senza farsi tradire dall’emozione, con un’incredibile compostezza, sembra voler raccontare la sua versione dei fatti riguardo l’Olbia Calcio, la squadra che ha gestito e guidato per otto anni come si farebbe con un figlio.
Presidente, che valore da alla notizia di oggi?
“Intanto grazie per l’invito, mi fa molto piacere, sicuramente una notizia che tutti aspettavano, una notizia positiva. Credo che siano stati periodi difficili e di incertezza, quindi questa notizia diciamo che sgombra un po’ il campo da ogni dubbio, anche se poi ci dovrà essere un piccolo passaggio formale del Consiglio Federale, però concordo anch’io sul fatto che sia una giornata importante. Fare un campionato di quarta serie è in questo momento lil minimo, era l’obiettivo ed è stato raggiunto; quindi, adesso secondo me si apre una nuova pagina nella storia dell’Olbia”.
Passato lo spavento della non ammissione al campionato di serie D adesso tutti si chiedono, come sono saltati fuori i soldi che mancavano, da dove arrivano queste risorse?
“Ci sono le premesse per poter costruire una squadra che ambisca a fare un campionato di serie D al vertice, parlo di promozione per una squadra che ha una storia importante e che arriva da otto campionati di serie C. Ma sinceramente non posso rispondere io a questa domanda, bisognerebbe chiedere alla proprietà. Io non sono mai andato via da Olbia in questi mesi, sono sempre rimasto qui, ho sempre seguito le vicende sperando -da tifoso – che tutto andasse in porto. Io ho sempre detto e adesso non mi voglio smentire che per far funzionare un’azienda non ha senso che l’imprenditore copra con proprie disponibilità i costi e le eventuali perdite, questo secondo me non ha molto senso, io credo che l’imprenditore investa nel business, che poi alla fine deve rendere; quindi, a questo punto non ha senso avviare una qualsiasi attività se poi alla fine l’imprenditore stesso deve ricoprire le perdite causate dalla sua azienda”.
Allora presidente abbiamo parlato del ricorso che forse è se non l’unica buona notizia. Considerata la stagione particolare, il cambio di proprietà (Swiss Pro l’ha portata lei qui), le sue dimissioni e la retrocessione della squadra, quanto si sente responsabile di tutta questa situazione?
“Io ho ceduto la società il 9 novembre e per tutto ciò che è successo prima di questa data io mi assumo tutta la responsabilità. Quando la Swiss Pro ha comprato il 70% delle quote la squadra che si trovava a metà classifica ad un punto dai play su ciò che è successo dopo mi sento non responsabile ma co-responsabile. Perché essere azionista di minoranza al 10% ovviamente non ti dà lo stesso potere decisionale rispetto ad avere la maggioranza, quindi tutto quello che è successo dal 9 novembre ero un socio che cercava di dare una mano, il più possibile, evidentemente non è bastata la mia mano per salvare la squadra. Dal punto di vista sportivo, le vicissitudini societarie sono state sicuramente un’aggravante secondo me dell’aspetto sportivo. Senza voler dare alibi ai giocatori però per esperienza di 10 anni di calcio vi dico che comunque non è facile, è successo anche ad altre piazze che quando comunque ci sono dei cambi di governance così drastici la squadra possa avere dei contraccolpi. Mi prendo la mia porzione di responsabilità però fino al 9, quindi credo che adesso le cose siano diverse, io sono a fine corsa”.
Presidente come lei dice l’imprenditore non deve sempre ripianare le perdite dell’azienda ma creare quei presupposti affinché l’impresa si possa sostenere autonomamente. L’ultimo bilancio depositato porta in dote 92.000 di debiti verso soci, 2.582.495 verso i fornitori, 940.000 debiti tributari, debiti verso istituti previdenziali per 358.000 ed altri debiti per 131.000. Ci vuole chiarire meglio la situazione dei debiti dell’Olbia Calcio?
“Io insegno economia da 15 anni, ho fatto un dottorato in strategia negli Stati Uniti; quindi, mi fa piacere che si tocchi questo argomento perché comunque è importante poi dire le cose precise, perché a volte si fanno dichiarazioni in cui si parla di cose amministrative in cui è meglio essere precisi. Sono stati citati le poste debitorie ma ci sono anche i crediti che ammontano a 2.131.000 che comunque vanno a decurtare i debiti che ci portano la posizione globale a circa 2.300.000. Ora, se consideriamo il debito in sé può essere poco o molto. La risposta non è univoca, perché in generale, secondo l’economia, ma anche secondo me, il debito è positivo quando genera profitto e reddito, nel momento in cui invece il debito non genera reddito allora è un problema. La Covisoc fa un’analisi ogni trimestre proprio su questo concetto, perché la Covisoc cerca di analizzare la sostenibilità dei debiti delle società calcistiche. Nel nostro caso il coefficiente in parola si attestava a 0,3% contro una media COVISOC pari 1,2%. Quindi il totale dell’indebitamento dell’Olbia Calcio era abbondantemente nei parametri richiesti.
Tutto ciò cosa vuol dire?
Vuol dire che il calcio ha un indebitamento clamoroso, che parte dalla serie A, clamorosissimo, caso Inter, primo caso che tutti conosciamo e poi scende, scende, scende. La serie C sono quelli che hanno meno debito in assoluto. E comunque tengo a precisare che la società non ha un Euro di debito con le banche”.
Presidente ci vuole specificare le poste creditizie che rettificherebbero l’esposizione debitoria e l’esigibilità di queste?
“Sui crediti, l’incremento così netto che è stato rappresentato tra il bilancio precedente e l’ultimo depositato, è dovuto a una bellissima operazione che noi abbiamo fatto e che hanno fatto anche altre società di serie A con la quale abbiamo acquisito un credito d’imposta che, se da una parte ha fatto crescere l’indebitamento totale, dall’altra ci ha consentito degli importanti sgravi fiscali, peraltro stimolati dallo stato che incentiva l’utilizzo di queste tecnologie 4.0. Tale operazione, apparentemente neutra ci ha consentito anche il plus di uno sponsor importante”.
Quando lei ha deciso di cedere il 70% della società agli svizzeri, pare ci fosse un fondo delle isole Cayman di circa 10.000.000 di dollari da cui la nuova proprietà avrebbe attinto per sostenere la società bianca in quella circostanza fu anche detto che tutti i poteri invece dal punto di vista tecnico, allenatori, giocatori eccetera ricadevano su di lei, cioè lei aveva continuato a fare, pur non essendo più il titolare della maggioranza delle azioni, a gestire le cose esattamente. Che cosa è successo? Che cosa ha causato questa rottura?
“L’operazione è stata fatta sulla base di un valore aziendale di 2 milioni complessivamente che sostanzialmente diventava lordo dei debiti netti di 4, quindi più o meno 4 milioni il valore, quello che si chiama enterprise value, a netto della posizione finanziaria di 2 milioni circa, quindi rimangono 2 milioni, che secondo me è un altro dei punti di vanto dell’Olbia Calcio. Perché comunque 4 milioni per una società nata 8 anni prima con una gestione che ha portato la squadra a disputare anche ai play off è un buon risultato, a differenza di altre città blasonate che sono sprofondate nei debiti molto più alti rispetto ai nostri. Comunque io non è che avessi altri strumenti per capire di quante risorse erano dotati gli acquirenti, se non il fatto che si sono presentati pagando per intero la quota stabilita per il 70% oltre ad avere fornirci una lettera in cui veniva evidenziato i famosi 10 milioni di dollari a sostegno dell’operazione. Rispetto poi a ciò che è successo nel corso di questi ultimi mesi tengo a precisare che non ho alcuna forma di astio nè di rancore verso Benno Raëber, suo figlio Tom e Nicolà Bignotti, ripeto non ho nulla contro queste persone, diciamo che si è rotto il rapporto di fiducia”.
Cosa ci dice del rapporto con i tifosi. Si è sentito tradito dalla tifoseria?
“No assolutamente, io credo che sia veramente una porzione di tifosi, perché io comunque li ho incontrati, in questi mesi sono arrivati centinaia di messaggi, telefonate, di supporto, cercando di spingermi a fare qualcosa. In realtà l’accusa che mi fanno è facilmente confutabile, perché non ho lasciato la barca che affondava, come dicevo prima, io ho lasciato la barca che era un punto di playoff a metà classifica e con tante prospettive, quindi sono rimasto sempre a Olbia, ho sempre cercato di dare il mio supporto, pur avendo questo problema di relazione con la maggioranza societaria, e comunque con i tifosi, mi sono visto anche da poco e non credo che tutti siano su questa linea. Perciò il mio bilancio è molto positivo. Ad Olbia ho tantissimi amici e anche se andrò via resteranno amici per sempre”.
Che fine farà la sua quota del 10%, che tra l’altro è condivisa con un altro 20% in gapo a Gian Renzo Bazzu e Alexandre Tartara?
“C’era già un adempimento automatico che non è ancora stato eseguito, abbiamo esercitato un’opzione che non è stata ancora portata avanti, ma siamo pronti a sederci al tavolo e trattare, questo perché? Per due ragioni, primo perché non ha senso restare in società con quote di minoranza, poi perché si è aperta una nuova pagina, una nuova stagione.
La Swisspro, il presidente Guido Surace e i suoi soci l’hanno accusata con accuse anche pesanti, con un comunicato in stampa, che è stato diramato peraltro dopo una brutta sconfitta in un recupero che era una partita. Tra le cose delle quali è stato accusato, qui lo sto leggendo, si parla di anomalie amministrative emerse in tempi recenti e poi c’è scritto anche, allora, la contabilità, che era quella fornita, appare incompleta, sono emerse situazioni incerte ai fini di alcuni specifici settori della vita sociale, di cui il signor Marino dovrà rendere conto. Lei questa cosa come l’ha presa e soprattutto come la interpreta?
“L’interpretazione è importante perché non è chiarissimo il comunicato, però comunque in ogni caso voglio essere molto chiaro, non c’è nessuna anomalia amministrativa, e questo è incontrovertibile, perché comunque un’anomalia amministrativa deve dar luogo a qualche strascico giudiziale, indagini, non c’è nulla di nulla. Quindi io voglio citare uno per uno tutti, cito Ilaria, cito Ezio, cito Roberta, cito Monica, cito i nostri consulenti Stefano, Luana, Valeria, tutti questi non hanno fatto prendere all’Olbia una multa in nove anni, nemmeno una multa. Vi assicuro che ci sono stati momenti molto difficili dove sei squadre sono state cancellate dal calcio italiano tra cui Novara e San Benedettese per problemi di anomalie amministrative. Ricordatevi che c’è una società di revisione che certifica i nostri bilanci, che fa il pelo e il contropelo su tutto, quindi non c’è assolutamente nessuna anomalia e a queste persone va il mio ringraziamento”.
Finisce qui il confronto con il presidente Marino che si è presentato piuttosto sereno, rispedendo al mittente anche quelle voci che dicevano l’ex numero uno contento del fatto che l’Olbia Calcio avrebbe eventualmente giocato nel campionato di Eccellenza.
Adesso la palla passa magicamente sul campo degli svizzeri i quali avranno anche loro da chiarire parecchi punti alla cittadinanza, agli sportivi ed ai tifosi, partendo dalle contabili farlocche (false o taroccate) inviate in lega per poi continuare sul temi prettamente sportivi e di calcio giocato, mettendo da parte il calcio da scrivania.