
Toh, una conferenza stampa a metà settimana. Basito, il povero cronista non si raccapezza. Pensa a chissà quale notizia sensazionale, allo scoop da premio Pulitzer.
Una decina di domande frullano nel cervello, prima delle undici e mezzo di stamattina. Cosa comunicheranno? Tre nuovi acquisti? O due? Oppure le dimissioni del tecnico? No, un esonero no: ne avrebbe parlato il presidente in persona, personalmente come direbbe Catarella, il poliziotto di Montalbano.
Eh sì, perché il protagonista dell’incontro con i giornalisti era Tommaso Tatti, uno che, da ragazzo, dava del tu al pallone, con in tasca il patentino di allenatore, e oggi responsabile dell’area tecnica dell’Olbia.
Tatti è una brava persona, ma a lui piace parlare chiaro, anche quando lo fa su delega di Alessandro Marino, il numero 1 del club. “Lo ha già annunciato il presidente – attacca Tatti – e io sono qui per ribadire il suo pensiero: l’Olbia non è una squadra scarsa né male in arnese. Sapevamo fin dall’inizio che, dopo i tanti cambiamenti rispetto all’anno scorso, il nostro sarebbe stato un torneo complicato, un cammino in salita. Siamo consapevoli delle difficoltà, e sappiamo come e dove intervenire”.
Poi, ecco il riferimento alla conduzione tecnica. “Abbiamo letto un po’ dappertutto che la panchina di Filippi scricchiola, che addirittura il suo posto è a rischio. Non è vero nulla, l’allenatore non si tocca”.
Fin qui, i fatti. Bersagliato dalle mille domande dei cronisti, Tommaso Tatti ha innalzato un fortino, ci si è barricato e ha ripetuto in continuazione gli stessi concetti. Fermo restando che tutti (anche i giornalisti) sperano che l’Olbia inverta la rotta al più presto, bisogna ancora una volta aggrapparsi ai numeri che – lo ripetiamo – non mentono mai.
Fino a oggi i bianchi hanno collezionato cinque sconfitte e un pareggio in otto gare, subendo qualcosa come 17 reti (contro i 7 gol fatti) e occupano il quart’ultimo posto in classifica. Il bilancio non sembra esaltante, considerando che – dopo il pareggio interno con il Como che aveva interrotto la striscia negativa di quattro stop di fila – l’ultimo avversario dell’Olbia era quella Pistoiese che aspettava una vittoria dal 9 marzo scorso (sette mesi fa) e che non ha certamente dimostrato di essere popolate dai nipotini di Maradona o di Del Piero.
Se è vero che il tasso tecnico dell’Olbia è adeguato all’obiettivo della società (la salvezza), se è vero che si sa dove e come intervenire, è necessario che lo si faccia in fretta, prima che sia troppo tardi. Per una delle tante leggi non scritte del calcio, i risultati sono un elemento fondamentale, anche quando, pubblicamente, si afferma e si riafferma il contrario.
Forse è solamente un problema di ordine psicologico quello che dà origine all’incapacità di ribaltare l’andamento di una partita che magari si mette male all’inizio. Ebbene, se il guaio è questo, si lavori alacremente sulla testa più che sulle gambe dei giocatori. Suvvia, uno sforzo, visto che la partenza ad handicap di questa stagione – come hanno detto Marino prima, e Tatti poi – non è imputabile né al valore dei giocatori della rosa, né ai limiti della conduzione tecnica. La Pro Patria, domenica, a questo punto diventerà un caposaldo fondamentale per capire dove si andrà a parare.
Avvidecci.