
Dopo la strizza, il sorriso. O, forse, un mezzo sorriso se si considera che l’Olbia avrebbe anche potuto sbancare il campo di Gorgonzola, se avesse osato un po’ di più, visto che si trovava in superiorità numerica negli ultimi venti minuti di gioco. Ma assai è. Un punto (il primo del 2020 e del girone di ritorno, il secondo della gestione Brevi) è un punto, soprattutto se si rivede il film dalla partita contro la Giana, cominciata nel peggiore dei modi.
Una “spizzata” di Gozzi – quando ancora non era scoccato il… quindicesimo secondo di gioco – si è trasformata in delizioso assist per Cortesi (figlio di un ex centravanti dei bianchi), che ha trafitto Aresti. Al 22’, grazie alla rete di Madonna, abile nell’approfittare di un’altra indecisione della difesa dei galluresi, i lombardi erano già sul 2-0 e a quel punto l’impresa del sorpasso della Giana ai danni dell’Olbia pareva cosa fatta.
Per fortuna, ma anche per una capacità di reazione che in questo torneo ha latitato parecchio, l’Olbia ha rimontato per due volte lo svantaggio con Roberto Ogunseye, vero eroe della giornata (doppietta a parte, si deve a lui l’espulsione di Gamberetti, autore di un fallaccio sul bomber olbiese).
Già, se i tre punti fossero andati alla squadra della Martesana, l’Olbia avrebbe occupato da sola l’ultimo posto in classifica e il conseguente contraccolpo psicologico avrebbe potuto essere devastante, forse determinante per la permanenza in serie C.
Insomma, senza voler essere tacciati di (ingiustificato) ottimismo un tanto al chilo, esistono tutte le premesse perché si possa invertire la tendenza e risalire la china, fermo restando che non bisognerà perdere neanche un secondo di concentrazione. L’arrivo di Giandonato, e la saggia decisione di Oscar Brevi di schierarlo immediatamente, intanto, va salutato con un applauso.
L’ex piacentino di scuola Juventus è un giocatore vero. La palla passa sempre dalle sue parti e lui sa dove piazzarla. Un esempio è il lancio millimetrico per Ogunseye nell’azione del 2-2. Ma, al netto della sua visione di gioco e della sua propensione alla regìa, tutte le palle inattive (corner compresi) sono di sua competenza.
Se qualcun altro avesse dei dubbi, riporto due giudizi su di lui espressi da chi sa di calcio. Il primo è di Alessio Curcio, ex genietto in forza all’Arzachena e ora a Catania, che lo conosce bene fin dai tempi della comune presenza nelle giovanili della Juve. “Grande acquisto, Manuel è un giocatore di classe”. Poi, ecco Mario Petrone. “Secondo me, è il migliore acquisto dell’Olbia degli ultimi quattro anni”. C’è Aresti, poi. Il suo ritorno va salutato allo stesso modo. Esperienza e carisma non sono doti che compri al mercato, e l’Olbia sa bene quanto questi valori le siano mancati per tutto il girone di andata.
Nessuno disconosce le doti di chi lo ha preceduto tra i pali, ma anche la scelta di puntare su un estremo difensore esperto e strutturato, in questo delicatissimo
momento, è da condividere. Domenica al Nespoli arriva il Pontedera. E’ ora di smetterla con questa abitudine a non vincere che dura da diciotto giornate, più di quattro mesi. Avvidecci.
Chi ben comincia… Beh, aggrappiamoci anche ai luoghi comuni, che fanno parte anche del mondo pallonaro. I più esigenti potrebbero anche storcere il naso nel valutare il peso specifico del risultato di Gorgonzola, contro un avversario che – nonostante i nuovi acquisti – non pare particolarmente attrezzato per restare in serie C. Questo è il secondo punto consecutivo di Oscar Brevi, uomo di poche parole, uno che punta alla concretezza più che ai sistemi di gioco. Quello che lui applica è un 3-5-2 un po’ spurio, e ora – con l’arrivo di un giocatore vero come Giandonato – il modulo è destinato a svilupparsi in modo più efficace. Se poi Ogunseye conferma di essere tornato in forma al 100 per cento, e tutta la squadra si mostra capace di riordinare le idee e di rimediare anche alle ingenuità e agli errori, beh, la speranza di farcela aumenta di giorno in giorno.
Altri due gol, beccati come pollastri. Due gol favoriti da altrettante disattenzioni o leggerezze del reparto difensivo. In più, la mancata concentrazione in avvio di gara che, ancora una volta, ha punito l’Olbia. Insomma, oltre che sull’efficienza degli schemi e sulle diagonali, c’è da lavorare assai sulla condizione psicologica dei giocatori. L’esigenza di questo tipo di terapia era emersa con forza durante la gestione Filippi, e non è scomparsa con la gestione Brevi. Il resto del segno meno deriva dai numeri. L’Olbia non vince dal 2 settembre dell’anno scorso, un’eternità. Anche per la legge dei grandi numeri, questi benedetti tre punti debbono pur arrivare… Capito, Pontedera?