
Non usa lo stesso linguaggio di Vittorio Sgarbi ma tutto sommato ne condivide il contenuto. Don Giovanni De Bidda, parroco di San Simplicio, ritiene che l’Amministrazione comunale non si impegni abbastanza per tutelare l’unico monumento di Olbia inserito nel patrimonio nazionale: la basilica minore di San Simplicio.
“Basta guardarsi intorno per rendersi conto di come una tale bellezza monumentale sia circondata dall’orrore e dall’abbandono”. E come dargli torto. La perenne lotta contro i grafomani sembra una guerra persa. Da poco nell’angolo del vano ascensore è comparsa una gabbia di acciaio inox con tanto si serratura ma le scritte spray permangono.
Le facciate di alcune case adiacenti la chiesa per le quali il Comune ha da tempo emanato un’ordinanza di attenzione al decoro ma, a differenza di alcuni palazzi del centro, continuano a restare esattamente come sono. Angoli abbandonati al proprio destino, tinteggiature fai da te fuori da qualsiasi regolamento del colore (assente) per le zone di pregio per finire con la famigerata illuminazione a “birilli” della piazza. Una paio di lampioni hanno perfino perso “il cappello”.
Per quanto il parroco tenti di di mantenere l’ordine nell’area vietando persino le luminarie natalizie che “non hanno nessun riferimento alla Natività”, l’area di San Simplicio avrebbe bisogno di una vera riqualificazione. Dopo aver buttato giù il “muro di Berlino”, come lo definiva don Debidda, che affogava la chiesa, e rifatto il sagrato, niente più è stato fatto. “Olbia dovrebbe avere più cura e rispetto per la propria storia – chiude il parroco – e San Simplicio lo merita”.