
Pensavo di aver visto tutto nel mondo del calcio in tanti anni di attività giornalistica, ma ciò che ha combinato l’arbitro francese Tony Chapron (che traduco volentieri in…Caprone) è da Guinness dei primati, un record del mondo difficilmente superabile.
Travolto involontariamente da un giocatore del Nantes, la squadra allenata da Claudio Ranieri, l’arbitro Caprone gli tira un calcio e poi gli sventola in faccia il cartellino giallo: seconda ammonizione, rosso ed espulsione. Insomma il povero calciatore del Nantes cornuto e mazziato.
Resto sull’argomento arbitri per consigliare il presidente del Cagliari Tommaso Giulini a non protestare più di tanto con gli arbitri, una casta dov’è imperversante l’alleanza, la difesa di interessi milionari, di privilegi incredibili. Meglio abbozzare, non cadere nella trappola delle interviste a caldo nel dopo partita, dove i giornalisti sguazzano a creare polemiche di cui pentirsi dopo 10 minuti.
In questo quadro apocalittico, mi piace segnalare l’ottimo cammino in serie B di Antonio Giua, ventinovenne di Calangianus ma della sezione di Olbia. “Tra due anni arbitrerà in serie A” aveva garantito Marcello Nicchi, presidente degli arbitri italiani. E dopo qualche mese, esattamente il 5 settembre dell’anno scorso lo aveva mandato a dirigere Ascoli-Pro Vercelli in serie B: valutazione ufficiale ottima, nessuna protesta dalle sue squadre, voti in pagella alti. Adesso tutti ci aspettiamo il salto definitivo in serie A.
E ora avanti con il VAR (sI scrive al maschile anche secondo l’Accademia della crusca), ossia il Video Assistant Referee. L’altro ieri a Milano, nel corso di una riunione con i massimi esponenti degli arbitri, gli allenatori hanno promosso il VAR, tutti tranne Simone Inzaghi, che continua a sostenere di avere subìto danni per 7 punti dal VAR. Una esagerazione. “Gli arbitri sono pronti, ma il VAR non eliminerà tutti gli errori” ha chiarito Roberto Rossetti, responsabile in Italia della “moviola in campo”. E aggiungendo un particolare importante: “Nè gli allenatori, nè i giocatori possono chiedere l’utilizzo del VAR”.
A questo punto un ricordo personale: a 12 anni, giocavo nei giovanissimi della Roma, in squadra all’ala destra Bebo Leonardi, arrivato con merito in serie A con la maglia della Roma, del Varese e della Juventus.
Durante una partita di calcio cresce a dismisura la salivazione, io ero solito sputare, a destra e a manca senza badare a chi mi stava vicino. A metà del derby con la Lazio, sputai e centrai il viso dell’arbitro: uno sguardo di meraviglia, le mie pronte e sincere scuse, tutto finito in pochi secondi. La mia Roma uscì di campo battuta, e io cominciai seriamente a pensare più al giornalismo che al calcio da giocatore.