
Già dal mese di agosto avevano pianificato la complessa operazione e definiti i dettagli. Erano stati perfino individuati gli spazi fisici in cui operare i test sierologici per diverse centinaia di persone tra docenti e non docenti in modo da assicurare un minimo di serenità per l’inizio delle scuole e invece, i medici di medicina generale appartenenti al più grande sindacato nazionale (FIMMG) guidato in Gallura dal segretario Giovanni Barroccu si sono visti sbattere la porta in faccia dalla Assl di Olbia.
Il motivo? La recrudescenza dei casi positivi al Covid che nel territorio della Assl di Olbia ha ridotto alle sole urgenze le prestazioni specialistiche e i ricoveri ordinari, determinando di fatto un nuovo Lockdown assistenziale.
In buona sostanza, l’impegno per far fronte alla nuova emergenza è talmente cresciuto che le poche risorse impegnate in prima linea all’interno della Assl non sono minimamente sufficienti ad arginare la seconda ondata del virus.
E dunque la Assl di Olbia ha alzato ancora una volta le braccia e mentre la Regione continua a non impegnare nuove risorse per arginare la nuova ondata, visto che è proprio la Gallura la zona più colpita dal ritorno dell’epidemia, può al massimo occuparsi delle urgenze. E i test sierologici, evidentemente, non lo sono.
A quel punto Giovanni Barroccu ha sollevato la voce per protesta. Il segretario del sindacato che rappresenta circa il 70% di medici di base si Olbia ha inviato una nota all’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, al commissario Giorgio Steri, al direttore sanitario Maurizio Locci e ai responsabili locali della Assl, con la quale annuncia “la revoca della già manifestata disponibilità dei propri iscritti, salvo scelte personali, all’esecuzione dei test sierologici a favore del personale docente e non docente delle scuole di ogni ordine grado”.
Nel documento si chiarisce che l’iniziativa “non rappresenta un rifiuto fine a se stesso o a danno di qualcuno ma la semplice constatazione oggettiva che il sistema sanitario locale, così come è attualmente impostato non può più reggere e non può più ricadere totalmente in carico ai medici della medicina generale che si vedono un’altra volta esposti, in maniera sproporzionata, a ulteriori rischi professionali diretti“.
La protesta dei medici di base è netta e non lascia spazio a interpretazioni. In pratica, con la mancata partecipazione della Azienda Socio Sanitaria di Olbia, il personale docente e non docente delle scuole non solo di Olbia, ma di buona parte della Gallura, non sa più a chi rivolgersi per fare i test.
Perché se da una parte il reparto di Igiene Pubblica della Asl di Olbia è stato travolto dall’impennata di casi positivi determinando l’aumento esponenziale dell’impegno da parte del personale medico e amministrativo ridotto all’osso già dalla fase 1, dall’altra non si può neanche pensare che ancora una volta i medici di medicina generale possano farsi carico di un evidentissimo problema di mancanza di risorse umane.
Ecco quindi che la possibilità del test sierologico per la maggior parte degli operatori scolastici di Olbia si allontana mentre la data di apertura delle scuole si avvicina.
“Ci saremmo aspettati, per l’ennesima volta e prima delle Vostre decisioni – recita il documento inviato in Regione – un coinvolgimento diretto della medicina generale nelle scelte da porre in essere a contrasto della diffusione del coronavirus e invece si continua a procedere senza chiarezza e senza un reale e integrato approccio dell’organizzazione sanitaria in grado di dare immediate risposte ai bisogni dei cittadini.
Con la revoca – conclude la nota a firma di Giovanni Barroccu – si vuole anche manifestare e rimarcare la scarsa o nulla considerazione che le istituzioni sanitarie hanno per la medicina generale, unica depositaria della conoscenza del territorio e delle dinamiche della popolazione nonché vittima recente di elevati costi umani e finanziari”.