
“Il mio modo per esprimere l’amore per la nostra Sardegna”. Scrive così Marco Lutzu in una delle dediche riportate sulla sua opera a fine presentazione. Sì perché questa sera all’Expo Olbia in via Porto Romano ha presentato al pubblico il contenuto del suo libro: “Non potho reposare”. L’evento rientrava all’interno dell’11° Meeting di Olbia ed è stato organizzato dall’Archivio Mario Cervo in collaborazione con Imprentas, associazione culturale.
Si tratta certamente della canzone sarda più famosa di tutti i tempi, arrivata ad essere incisa da centinaia di artisti in almeno 140 versioni e della quale però, paradossalmente, non esiste una prima incisione originale. Tra le ultime interpretazioni si ricordano quelle di Andrea Parodi e i Tazenda e di Maria Giovanna Cherchi, ma bisogna scavare a fondo per risalire alle origini di No Potho Reposare, o meglio di A Diosa, com’era originariamente nota.
E’ quello che ha fatto Marco Lutzu il quale, dopo l’introduzione del direttore del progetto editoriale, Ottavio Nieddu, ha subito voluto precisare: “Non si tratta di un canto tradizionale, come siamo sempre stati abituati a intendere, bensì di una vera e propria canzone d’autore”.
Uno studio dettagliato, quello presentato dall’etnomusicologo, partito dai creatori del brano: dalle note di Giuseppe Rachel e dai versi di Salvatore Sini: nove sestine di endecasillabi incastonate alla perfezione. Si è parlato delle loro vite, storie dei primi anni dello scorso secolo e di una canzone che ha visto la sua prima interpretazione nel 1915 ma che, dopo varie ristampe, avrà una prima veste ufficiale più di dieci anni dopo.
La novità presentata all’Expo è un CD allegato con diciannove rivisitazioni del canto d’amore. Anzi, diciotto più una, perché la prima traccia è un tentativo di ricostruire – rifacendosi al testo e soprattutto allo spartito originali – una versione la più fedele possibile all’originale.
Prima del contenuto audio e di una lunga discografia, l’autore del volume si sofferma sulle ragioni del successo della canzone: “Una delle risposte che ho trovato – ha detto Lutzu – è nella sua versatilità, le parole e soprattutto la musica si prestano in maniera perfetta ad essere reinterpretate in molti altri modi, com’è poi stato fatto. Basta pensare che “No potho reposare” inizialmente fu pensata per essere accompagnata con un piano”. E a dimostrazione di ciò, ad inizio serata, sono stati i Cordas et Cannas ad allietare il pubblico con una loro versione, mentre la conclusione è stata affidata al Coro Olbiese Folk Ensemble.