
Con tutti i condizionali possibili, soprattutto visti gli enfatici annunci di aperture poi silenziosamente disdetti, resterebbe confermata l’ultima dichiarazione dell’ambasciatore del Qatar in Italia, Abdulaziz Bin Ahmed Al Malk, rilasciata lo scorso 15 febbraio durante la sua visita in città, sull’apertura della primissima fase del Mater Olbia a metà giugno. Le sue parole, pronunciate nel corso di un incontro ufficiale nell’aula di Poltu Quadu a Olbia, sono le uniche che stanno ancora in piedi. Almeno per ora.
Il resto sono congetture. Se poi la data di apertura dell’ospedale più attesto della storia della Sardegna slitterà ancora, nessuno griderà allo scandalo, anche se, stavolta, c’è in gioco la parola di un dignitario diretto del Paese con il reddito pro capite più alto del mondo. L’ambasciatore plenipotenziario ha confermato l’apertura per giugno e così dovrà essere.
Sul fronte locale, il sindaco Settimo Nizzi, rientrato da una vacanza a Dubay (non a Doha e non ha incontrato alcun referente qatariota) sembra svolgere un ruolo baricentrico tra l’asse Qatar/Gemelli e la Regione Sarda. La situazione è ancora fluida ma se il paletto di giugno non è ancora stato divelto, non significa che le antenne del Comune non siano attive e pronte a lanciare l’allarme nel caso di ulteriori ostruzioni mascherate da problemi burocratici. La volontà dell’amministrazione Nizzi, speculare rispetto all’esecutivo precedente, Giovannelli/Scanu, è netta e va nelle stessa direzione, non solo dell’apertura per fasi, ma del completamento integrale dell’opera: dall’ospedale all’albergo stellato, dal parco alle strutture sportive.
Infine, in merito all’ipotetica data del Consiglio comunale straordinario sul Mater Olbia occorre sottolineare che non è mai giunta alcuna comunicazione ufficiale. Di certo non c’è nessuna convocazione né per il prossimo venerdì né per altra data. Al momento, però, sembra probabile che la riunione dell’assemblea pubblica, con unico punto all’ordine del giorno, lo stato dell’arte sul nosocomio olbiese, verrà convocata per la prossima settimana. Con tutto il rispetto per la parola dell’ambasciatore, insomma, l’attenzione resta alta.