
In merito alla manifestazione del 17 giugno contro l’apertura del Mater Olbia indetta da Caminera Noa, la segreteria olbiese del Partito Sardo d’Azione, a firma di Lidia Fancello, “ritiene che vi sia da parte degli amici indipendentisti organizzatori di tale evento, un grave errore di valutazione. Le cliniche private esistono anche in altri centri dell’isola, dal capoluogo fino a Sassari eppure la protesta inspiegabilmente si concentra tutta qui. Verrebbe da pensare che ciò che infastidisce sia più la gestione “straniera“ che la presenza stessa della struttura.
La Gallura ha sempre accolto gli investitori stranieri senza alcun problema, né distinzioni di razza. Quando si creano posti di lavoro, in strutture di eccellenza nel rispetto del territorio non si può che esserne lieti.
Dunque i sardisti auspicano che il Mater Olbia apra al più presto e metta subito in essere tutte quelle prestazioni sanitarie che da quanto comunicato dalla Holding finanziatrice, ne faranno un cosiddetto “Polo di Eccellenza”.
Tuttavia, in tema di sanità, è impossibile non denunciare il grave stato di abbandono nel quale versa contemporaneamente l’ospedale pubblico Giovanni Paolo II, il quale a fronte di un parco macchine all’avanguardia nella diagnostica, ormai sembra diventato una scatola vuota.
La lista d’attesa lunga più di trecento giorni per ottenere una risonanza magnetica è solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare, ma senza andare ad approfondire, basta entrare nel caseggiato anche fuori dagli orari delle visite per capire che il personale è numericamente insufficiente per sostenere una struttura che pareva avviata ad accogliere l’utenza dell’intera Gallura e non solo.
Non si vuole credere che si sia negoziato intorno a questo, cioè depotenziamento del Giovanni Paolo II in favore del Mater Olbia, ma ci preme fare notare che la riforma sanitaria in Sardegna ha colpito laddove non si doveva, costringendo tutta un’utenza che gravita intorno al nostro territorio che non è solo Gallura, a viaggiare dentro e fuori dall’isola alla ricerca anche delle più banali prestazioni sanitarie.
Invitiamo la classe politica gallurese e regionale ad andarsi a leggere i rapporti della Commissione d’inchiesta voluta proprio dal Consiglio Regionale sull’efficienza del sistema sanitario sardo e sull’adeguatezza dei suoi costi (della quale riportiamo atto di costituzione) per scoprire cosa effettivamente abbia portato al collasso della sanità regionale, dai costi dei materiali di consumo semplici come le siringhe, alle assunzioni da parte delle Agenzie Interinali, non proprio trasparenti.
È lì che si annidano a nostro avviso, i problemi di fondo, ma forse è molto più semplice tagliare tutto con l’accetta piuttosto che fare chiarezza sulle reali responsabilità di chi ha gestito la sanità regionale fino ad ora”.