
Halloween è un festa americana? Ma per favore! Gli americani, semmai, hanno capito prima degli altri, come sempre, che zucche illuminate e con un sorriso ricalcato dal gatto rosso di Alice, poteva essere una bella fonte di business! Tutto il resto arriva dopo. E allora tutti pronti a scagliarsi contro la “non cultura” che esalta il gioco, il consumismo e lo spettacolo da veri radical chic talmente fuori tema da apparire bigotti
Da oggi, tutti coloro che si lamentano di S’Iscuru sono pregati di provare a togliere dalla testa dei loro figli o nipotini, Babbo Natale, rivisitato dalla Coca Cola che ha preso San Nicola (originariamente era un mito precristiano) e gli ha cambiato i colori adattandoli alla sua bibita. Magari gli stessi si sono persino travestiti da Santa Claus almeno una volta o hanno messo il suo cappellino per trasformare la santa notte di Natale in uno scambio di regali all’insegna del più alto momento del consumismo italiota. N’est pas?
Magari, quei leoni da tastiera che non giudicano gli eventi per il successo (anzi ròsicano), unico parametro che giustifica investimenti pubblici, ma per il colore politico dell’amministrazione, dovrebbero vomitare guardando lo Scottis di importazione scozzese ballato meravigliosamente dal Gruppo Folk Olbiese. Horrore, con l’H! Invece quanto ci piace e quanto ce lo invidiano!
A proposito, cancelliamo anche l’organetto diatonico importato probabilmente dai Piemontesi, utilizzato da tutti i gruppi folk della nostra Isola. Bastano poche note per farci pensare al costume di Orgosolo ricamato in rilevo con decine di punte di seta per tenere lontano gli spiriti maligni, o di Osilo o di Cabras. Eppure non ci appartiene, come la chitarra che viene dalla Spagna che noi abbiamo reso più grande la suoniamo a raffica come un mandolino napoletano e quando la sentiamo sui palchi delle feste patronali pensiamo a quanto sia bella e unica la nostra tradizione!
E già che ci siamo tappiamoci le orecchie anche davanti ai cori polifonici di influenza nordica che nulla hanno a che vedere con i nostri antichi Tenores nati davvero dai suoni emessi dal nostro granito o dalle nostre querce. Eppure siamo stai capaci anche di migliorare la contaminazione trasformandola in eccellenza come il Coro Turritano o l’Ortobene di Nuoro. E si potrebbe andare avanti per ore ma poi si rischia di lasciare poco.
E allora limitiamoci a dire, semmai, che una cosa ci piace o no, che il sangue non ci diverte (a me sì, quando non sono in ospedale, visto che ridevo tutto il tempo al cinema Astra guardando i film di quel sopravalutato di Dario Argento), anziché tentare ipocritamente di ergerci a paladini della nostra cultura. A proposito le noci e le caramelle sono pronte per i Morti Morti di domani. Eppure conosco gente che parla di difendere la nostra cultura ma che stacca i campanelli. E ora scatenatevi con i soliti ruggiti!