
Egregio Direttore, La ringrazio innanzitutto per l’opportunità che mi concede, di esternare le mie riflessioni attraverso le pagine del Suo giornale. Desidero parlare di due avvenimenti che riguardano la frazione di Pittulongu e più precisamente del P.R.U. (Piano di Risanamento Urbanistico) e dello stagno, o meglio ex stagno, che si trova a ridosso della prima spiaggia del litorale in direzione di Golfo Aranci, meglio conosciuta come “La Playa”.
I due avvenimenti, apparentemente scollegati, hanno invece uno stesso denominatore che risulterà evidente durante la presente esposizione; ma prima scorriamo brevemente la cronologia dei fatti più salienti degli ultimi sessanta anni:
- anni cinquanta – costruzione di casotti in muratura sull’arenile demaniale;
- sempre anni cinquanta – costruzione iniziata ma non ultimata di una struttura in cemento armato a forma di nave , su area demaniale;
- anni sessanta e settanta – costruzione di ristoranti sull’arenile demaniale;
- anni sessanta, settanta e ottanta – attuazione di vere e proprie lottizzazioni abusive, sia in aree private, che ancora su aree demaniali;
- 1987 – avvio redazione del P.R.U.;
- fine anni ottanta – demolizione dei casotti e della nave in c.a.
- 1996 – approvazione ed entrata in vigore del P.R.U.;
- 2003 – indagine magistratura e sospensione del P.R.U.;
- 2008 – prima variante del P.R.U;
- 2010 – seconda variante del P.R.U.
Senza girare troppo attorno alle cose vorrei sottolineare subito che la sospensione del PRU, disposta dalla magistratura, fu determinata perché la perimetrazione del piano era stata deliberatamente falsata, rispetto a quella originale del 1996. La manipolazione artificiosa del Piano aveva aggiunto circa venti ettari all’interno del perimetro da assoggettare a risanamento, con relativi volumi edificabili. Il risultato è stato che il piano è rimasto bloccato per oltre tre anni, sono state necessarie due varianti e il furbetto, o i furbetti che hanno manipolato le carte non si sono trovati.
E veniamo ora al caso dello stagno che non c’è più!
Non può sfuggire al lettore la particolare propensione ad occupare spazi demaniali – e quindi pubblici – con la sconcertante disinvoltura di chi ha creduto che la cosa pubblica, non avendo titolari privati, potesse essere facilmente incamerata senza che nessuno avesse a che protestare; ma su questa anomala opinione avrei da eccepire che la cosa pubblica, proprio in quanto tale, è di tutti, e semmai va ancor più protetta e salvaguardata.
Chi è abbastanza stagionato come il sottoscritto, ricorderà perfettamente che il grande stagno che si trovava a ridosso della spiaggia, indicato peraltro in tutta la cartografia ufficiale, è magicamente sparito e al suo posto si trovano oggi addirittura degli edifici.
Mi pongo ora tre domande:
- Lo stagno retrostante la spiaggia della Playa era o no del Demanio Marittimo?
- Come è stato possibile che l’intero sistema stagnale di retro spiaggia di Pittulongu sia così fortemente compromesso?
- Come è stato possibile frazionare il mappale corrispondente allo stagno attribuendogli persino categoria e classe fittizi?
In conclusione penso che, sia nella vicenda PRU che nel caso dello stagno, tutto sia avvenuto ad opera di “furbetti” con torbide operazioni, all’insegna del profitto personale, all’ombra di compiacenze e in un clima di euforica complicità e collusione; e quel che è peggio: sotto lo sguardo indifferente degli amministratori. Con tanti saluti alla legalità.
Ing. Carlo Troiani