
Mi permetto di chiedere spazio al tuo giornale per esprimere la mia sintetica opinione relativa allo spostamento dell’edicola della famiglia Ambrosino. Io penso che nella discussione di questi ultimi due mesi non si siano toccati tre punti fondamentali:
1 sfido il comune a produrre le carte sulle quali propone le alternative menzionate dal sindaco , alternative individuate invece dagli ambrosino e sulle quali ancora il primo cittadino non si è pronunciato in maniera chiara o definitiva ( immaginate di attivare una richiesta di concessione presso un ente diverso per la quale il comune , in sede di conferenza di servizi o procedure simili, esprima malauguratamente un parere negativo).
2 il sindaco ha ripetutamente espresso ai titolari ma anche all’autorità portuale (ente coinvolto appunto dagli edicolanti) il desiderio di veder posizionato un nuovo chiosco, opzione ben compresa dai titolari dell’attività per cui, tra ovvie difficoltà, stanno tentando di recepire i fondi.
3 non sono presi in giusta considerazione i tempi necessari e dovuti ad un’attività commerciale per produrre un nuovo progetto, adempiere allo svolgimento delle pratiche di ottenimento degli spazi ( posto che vengano concessi successivamente alla obbligatoria procedura di evidenza pubblica) oltre che a recepire i fondi necessari a realizzare l’opera attraverso un finanziamento pubblico, per non parlare del fatto che è inammissibile , stando proprio alla esigenza di spostare dell’edicola, impedire a quest’ultima di produrre fatturato e lavorare degnamente nei tre mesi estivi.
Da parte di un primo cittadino questo atteggiamento è a mio parere inconcepibile. Pur ammettendo che la procedura attivata da parte dell’amministrazione sia corretta, bisognerebbe ricordarsi che il lavoro oggi più che mai dovrebbe stare al centro dell’attività politica di ogni amministratore che in quanto tale dovrebbe concorrere a rintracciare soluzioni operative e alternative valide immediatamente eseguibili.
Pietro Spano.