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Olbianova

Primo giornale online di Olbia

Lettere. Meridiana: “I benefits dei manager costano come 100 assistenti di volo”

9 Luglio 2016 ore 9:18 di    



Gentilissimo Direttore di Redazione, oggi per me è stata una giornata molto particolare. Sono ormai sveglio dalla mattina presto e ho dovuto affrontare una dura problematica personale.
Ora è notte fonda e dovrei dormire. Dovrei ma non riesco perché penso a quanto sta accadendo nell’Azienda nella quale ho lavorato per quasi 27 anni ed del cui presidente, ha creato ogni condizione per farmi andare via.

In questi giorni ho letto le importanti lettere che Lei ha pubblicato con la consueta Sua  attenzione per la libera informazione.

Questo disordine nei collegamenti aerei da e per la Sardegna purtroppo concentrato ad Olbia, non è accettabile ma, mai come in questo caso, davanti ad un disastro di questa misura, bisogna fare una approfondita analisi.

Ho detto disastro perché per un passeggero, non poter raggiungere la sua destinazione, può rappresentare un disastro oppure, per una impresa che ha fatto un ragionevole affidamento su un buon arrivo di turisti, il caos dei voli può significare una gravissima perdita.

Ma, poiché, a differenza di qualcun altro, io non sono laureato alla Bocconi, lascio  l’analisi economica al principale responsabile.

Io voglio invece attirare l’attenzione dei suoi lettori verso le reali motivazioni che hanno generato lo stato delle cose di questi ultimi giorni.

Quasi tutti gli scriventi, affermano che il comportamento degli assistenti di volo in malattia è inaccettabile e comunque, mette in dubbio la ragione per il quale questi non vanno in volo.
Innanzitutto le malattie non sono finte e dichiarare ciò, può essere anche configurato come reato penale.

Questi assistenti di volo, non soffrono di un male  immaginario ma vanno dal medico a descrivere onestamente il loro stato d’animo. In ambulatorio li visita uno specialista della Cassa Marittima il quale ben conosce i minimi parametri psico fisici indispensabili per un professionista del volo.

In questo caso, il medico sta prescrivendo loro una visita dallo psicologo e gli assegna 21 giorni di malattia al termine dei quali, l’assistente di volo per di poter prendere nuovamente servizio, dovrà sottoporsi ad una ulteriore  visita presso l’Istituto di Medicina Aerospaziale dell’Aeronautica Militare.

Ma la cosa che gli scriventi non sanno o preferiscono non sapere è che gli assistenti di volo che hanno aperto malattia, sono quelli licenziati con una mail giunta loro all’una e mezzo del mattino del giorno 30 quando ormai, non c’era più il tempo per una eventuale conciliazione per la “non opposizione” al licenziamento.

Oggi questi uomini, queste donne, questi padri, queste madri, si trovano senza lavoro, con uno o due anni di ammortizzatori sociali come tantissimi altri lavoratori europei e, contrariamente a quanto si vuole raccontare e credere, per loro non esiste nessun incentivo economico concesso dall’azienda. Inoltre contrariamente a quanto avviene sempre in diversi paesi europei, dovranno attendere diversi mesi senza alcun stipendio per avere il primo accredito dell’indennità.

Caro direttore, ora desidero chiedere a Lei se,  per un membro di equipaggio di un aereo di linea, sia plausibile che, essendo stato licenziato, non si senta idoneo a volare in servizio nel periodo che precede l’applicazione del licenziamento. Inoltre, devo dirle che l’Authority ha raccomandato alla compagnia  (anche se non imposto) di non impiegare in attività di volo gli equipaggi interessati dal licenziamento.

Intanto, nel pieno di questo caos che sta veramente mettendo la Gallura  in difficoltà i top managers della compagnia, si limitano a rilasciare all’informazione  dichiarazioni mendaci e a trasferire le loro nuove e lussuose Audi dal continente alla Sardegna e metterle a disposizione anche delle  mogli che giungono in Sardegna con il codazzo di servitù per le loro vacanze al mare con casa pagata dall’azienda.

Tutti i loro benefits e i loro premi di fine anno o di raggiungimento di obbiettivo (e mi domando di quale obbiettivo si possa parlare in una azienda prossima alla chiusura), costano alcuni milioni di euro; un aggravio di costo per l’azienda pari alla retribuzione annua di circa 100 di assistenti di volo.

E allora, io che non riesco ancora a dormire e mi rigiro nel mio lettino, penso a quante bugie sono state raccontate sui miei colleghi, penso al disagio che è stato volutamente e scientificamente arrecato ai passeggeri ma non dai dipendenti licenziati bensì dai veri responsabili di questa mattanza sociale.

E dico basta alla superficialità di chi crede che la caccia alle streghe sia la risoluzione alla desertificazione geografica, imprenditoriale e sociale della Sardegna i cui colpevoli sono la misera politica e gli imprenditori improvvisati.

Oggi ad Olbia si spendono molte parole sulle malattie degli equipaggi, tutti vogliamo giustizia con il loro sangue e con il loro lavoro, li condanniamo per avere manifestato e protestato contro la rovina della loro azienda e contro il loro licenziamento.

Ma perché i tanti beneficiari della loro lunga presenza a Olbia non raccontano anche le proprie verità?
Perché non raccontano di quando gli affittavano in nero squallidi tuguri a prezzi da Milano e Roma centro?
Perché i commercianti non dicono che anche grazie a questi equipaggi molti di loro riuscivano a superare gli inverni praticando loro i prezzi più alti d’Italia?

Alcuni scriventi portano  ad esempio tanti altri lavoratori che hanno perso il lavoro senza attuare alcuna forma di protesta.

Ebbene direttore, lei sa quanto io ritenga che il lavoro sia innanzitutto un merito, poi un dovere è solo in ultimo un diritto.

Ed è sui primi due punti che mi voglio soffermare:

Sono stato in Meridiana per 27 anni, gli ultimi 19 mesi sono stato tenuto lontano dal lavoro per  volontà del top management ma per 25 anni ho servito con grande impegno la mia amata compagnia e posso assicurare a chiunque che la maggior parte di questi miei colleghi che oggi vengono additati  come delinquenti, si sono sempre distinti per professionalità e per fidelizzazione all’azienda.

Il secondo punto è il dovere e per dovere, io intendo anche la tutela del proprio posto di lavoro. Chi invece non lotta per tutelare la propria azienda e salvaguardare il proprio posto di lavoro, secondo me non espleta questo secondo punto.

Cordialmente
Comandante Andrea Mascia
Invisibile esubero di compagnia.

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