
I banchi non dovrebbero volare, almeno pare non siano fatti per questo. Però è capitato nella nostra scuola, in una dimenticata sesta ora, quando, a causa di un’assenza improvvisa del docente e per effetto delle stringenti norme attuali che non sempre permettono di operare sostituzioni, i ragazzi di una prima si sono trovati soli.
Gesto deprecabile e inammissibile, ma questi sono i ragazzi di oggi, ce ne facciamo carico e cerchiamo di educarli al meglio, e su tanti accade che qualcuno sia più esuberante di un altro.
Accade poi che nel tempo delle gogne mediatiche e del culto dell’autorappresentazione, un ragazzino abbia filmato tutto (ecco, gli smartphone) e una mamma, con piglio giustizialista, si sia erta a censore universale e abbia condannato un’intera scuola per questo.
Non ci interessa in questa sede giustificare un fatto gravissimo né accampare scuse. È accaduto e la scuola, in quanto istituzione, se n’è fatta carico con pesanti sanzioni disciplinari.
Dispiace invece il livore e la ferocia delle accuse, e dispiace ancora più a me, che in quella scuola da 30 anni ci vivo, che l’ho vista diventare grande e un sicuro punto di riferimento per l’istruzione della nostra città. Né mi interessa, in un becero inseguirsi tra scuole, citare chi spaccia lontano dal Deffenu ma prossimo ad altri istituti della città, né da che scuola arrivi.
Mi piace però citare i miei alunni, un triennio di ragazzi non sempre studiosi, ma educati e affettuosi. Metto loro a disposizione uno spazio in centro il giovedì pomeriggio, per vedere un film.
Arrivano, si portano il pranzo, usano una struttura, anche complicata e con molte attrezzature costose, riassettano tutto impeccabilmente e mi restituiscono le chiavi, soli e senza alcun cerbero che li controlli. E lo stesso fanno a scuola, sempre pronti a dare una mano se c’è da sistemare o da aggiustare qualcosa di rotto.
Sono tanti davvero, un intero triennio, come tanti altri ragazzi della nostra scuola, i più. Ma di loro non si parla, fa notizia un ragazzo, che per fare il fenomeno, con un indubbio sforzo, fa volare un banco.
Sono destrezze entrambe, diverse. Io ovviamente preferisco la prima, e con me i miei colleghi. E i miei ragazzi, che, come nella quasi totalità dei casi, eccetto forse il prode lanciatore e ii regista con smartphone, sono così.
Marco Navone, insegnante Istituto Deffenu Olbia