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Olbianova

Primo giornale online di Olbia

“Il paziente non è un pacco ma una persona in condizioni molto gravi”. Ecco come funziona l’eliambulanza.

Lettera inviata dal dott. Franco Pala Direttore della U.O. di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Giovanni Paolo II

14 Agosto 2018 ore 16:53 di Lettera inviata a Olbianova   



Avendo letto il comunicato del PSD’AZ cittadino comparso in data odierna, credo siano necessarie alcune precisazioni prettamente tecniche per una corretta informazione della popolazione olbiese che è affidata alle nostre cure.

Premesso che in Sardegna non esiste una Rianimazione Pediatrica (cioè un reparto di Rianimazione che è dedicato solo ai pazienti in età pediatrica e quindi ultraspecialistico), le Rianimazioni della Sardegna e quindi anche quella di Olbia trattano quando necessario i bambini così come gli adulti.

La nostra Rianimazione ha curato diversi bambini annegati, anche gravi. Ma  alcuni casi, per fortuna rari, per la loro gravità e per la concomitanza di altre patologie, necessitano di cure ultraspecialistiche, apparecchiature specifiche ed un contesto di specialisti intorno alla Rianimazione che siano orientati al trattamento specifico  del bambino (ad es. il Gemelli ha una Oncoematologia Pediatrica che affianca la Rianimazione Pediatrica).

Di questi centri in Italia ce ne sono pochi e tutti sanno che spesso bambini con diversi problemi sono stati trasferiti al Gemelli o al Bambin Gesù di Roma , al Gaslini di Genova o al Mayer di Firenze anche a partire dalla nostra Rianimazione. Altri centri sono poi a Brescia, Milano, Alessandria, Torino.

Per questi trasferimenti non si possono utilizzare voli di linea (da circa un  anno non trasportano più neanche i barellati) perché si tratta di persone in grave pericolo di vita, intubate e connesse al respiratore, con un monitoraggio complesso e con anche tre-quattro pompe di infusione dei vari farmaci necessari al sostegno delle funzioni vitali.

Perché si capisca meglio la difficoltà di spostare queste persone, spesso abbiamo difficoltà anche ad effettuare una TAC al piano di sotto e spesso la rimandiamo se le condizioni sono molto critiche, perché al di fuori del reparto non ci sono tutte le cose necessarie per assistere questi pazienti: figuriamoci in una ambulanza o in un aereo non specifico e per diverso tempo.

Il trasferimento ad altri centri viene deciso se le condizioni sono molto gravi e l’ultima speranza risiede in un trattamento molto specialistico, che può essere effettuato solo in pochi centri: questa ultraspecializzazione è anche garanzia di miglior trattamento

Come funziona? Non potendo utilizzare altri mezzi che quello aereo e non potendo utilizzare altri voli,  ci si rivolge alla Prefettura che attiva  un volo speciale (si chiama volo umanitario) utilizzando il Falcon della Presidenza della Repubblica o altro mezzo simile con equipaggio della Aviazione Militare. Viene cioè messo a disposizione delle necessità sanitarie un aereo ed il suo equipaggio (gratuitamente per chi lo richiede, visto che le spese sono a carico dello Stato e quindi della comunità), ma tutto il macchinario ed il personale necessario per l’assistenza del paziente (medico rianimatore ed infermiere specializzato) viene fornito dal reparto, ad es. dalla Rianimazione di Olbia.

Una volta giunti a destinazione in un aeroporto dove l’aereo può atterrare, si sposta il malato e l’equipe su una ambulanza che è stata predisposta o su un altro elicottero e lo si porta all’ospedale di destinazione. L’equipe con tutte le apparecchiature poi ritorna ad Olbia con i normali voli di linea, appena trova il posto.

Come è facile intuire in questa procedura, che ha salvato numerosi pazienti, ci sono alcuni tempi ed alcuni passaggi necessari che sono i seguenti:

  • attivare il volo significa attendere per 2-3 ore l’arrivo dell’aereo;
  • il paziente viene messo in ambulanza (preparare il paziente per un trasporto del genere può richiedere anche 30-40 minuti); viene portato in aeroporto (circa 15 minuti);
  • viene caricato sull’aereo e sistemato (da barella a barella con tutte le apparecchiature anche 20 minuti);
  • tempo di volo (un’ora al nord, 45 minuti a Roma dove atterra a Ciampino);
  • trasferimento dall’aereo all’ambulanza (cambio di barella con tutte la apparecchiature) e poi fino all’ospedale ricevente (il tempo dipende dal tragitto: ad es. da Ciampino al Gemelli circa un’ora, da Caselle ad Alessandria circa 50 minuti).

Si tratta di procedure complesse, delicate, rischiose, lunghe, che impegnano molto tutti gli addetti e specialmente le capacità di sopravvivenza del paziente che non è un pacco, ma una persona in condizioni molto gravi (si dice appunto: in imminente pericolo di vita).

Chi legge quanto scrivo e riflette può capire che, potendo saltare una parte delle procedure affidando ad un’equipe specializzata che sta già su un mezzo aereo attrezzato (l’eliambulanza ha tutto il necessario già a bordo, con apparecchiature simili se non addirittura migliori di quelle a terra), che viene a prendere il paziente nella piazzola dell’ospedale e lo porta fino alla piazzola dell’ospedale ricevente, questo è il modo migliore di trasferire un paziente in imminente pericolo di vita e che sta lontano da un reparto attrezzato solo il tempo del volo (per il bambino trasferito l’altro giorno circa 90 minuti).

In quest’ultima occasione io personalmente ho chiesto, informato delle possibilità delle nostre eliambulanze, di utilizzare  questo mezzo nell’interesse del bambino. Ci è stato concesso anche attraverso una serie di provvedimenti organizzativi che garantissero la copertura del soccorso in Sardegna per le ore di assenza dell’elicottero di Olbia, cosa non banale.

Abbiamo risparmiato tempo, abbiamo viaggiato in sicurezza e questo è quanto mi interessa e dovrebbe interessare chiunque vive nella nostra città. È importante perchè è un precedente non da poco: abbiamo la possibilità di spostare rapidamente ad es. un bambino in gravi condizioni al Gemelli grosso modo in un’ora, in sicurezza.

Questo mi sento di dover dire ai miei concittadini, molto dei quali ci conoscono e conoscono il nostro lavoro perché ne hanno  usufruito, affinchè comprendano che spesso la realtà è molto più complessa di quanto sembri a chi non ha le competenze tecniche per giudicare ed il miglioramento dell’assistenza passa dalla collaborazione costruttiva di tutti.

Dott. Franco Pala
Direttore della U.O. di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Giovanni Paolo II di Olbia
Direttore del Dipartimento di Urgenza ed Emergenza

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